"Un'ondata di digitalizzazione sta investendo il mondo delle spedizioni via mare e via aerea di merci". Con questa espressione si apre la ricerca The digital imperative in freight forwarding pubblicata da Boston Consulting Group, che illustra come e quanto la rivoluzione digitale in atto sta già cambiando i modelli di business degli operatori coinvolti nelle attività logistiche. Lo studio afferma in maniera netta che chi non si adeguerà all'evoluzione in corso (il riferimento è in particolare agli spedizionieri vecchio stampo) è destinato prima o poi all'estinzione. Comunicazioni via mail, consegne a mano di documenti e fax rappresentano ormai il passato.
I nuovi modelli di operatore che stravolgono le dinamiche tradizionali sono cinque: start-up come Freightos e Flexport che offrono piattaforme digitali che migliorano e velocizzano l'esperienza del cliente; colossi come Maersk e Kuehne+Nagel che stanno incubando nuovi progetti per digitalizzare i servizi di trasporto e spedizioni; i grandi vettori che migliorano i sistemi di booking sui propri portali (vedi il caso di my.Maerskline.com) con l'obiettivo di evitare l'intermediazione degli spedizionieri e arrivare direttamente ai caricatori. Ci sono infine "integrator" come Ups e FedEx, che cercano progressivamente di tenere sotto controllo tutta la catena logistica dei prodotti dall'acquisto fino alla consegna finale, mentre i più grandi clienti dell'industria logistica (uno su tutti il marketplace Amazon, ma anche Alibaba e Jd.com) stanno internalizzando almeno parte delle spedizioni marittime e aeree delle merci con proprie società di logistica.
Gli investitori finanziari hanno compreso le enormi opportunità di questi innovativi strumenti di lavoro digitali nel mondo delle spedizioni merci (dove il leader Dhl ha una quota di mercato di appena il 13% e i primi cinque operatori mondiali contano meno del 50% in un mercato da 130 miliardi di dollari fra trasporti aerei e marittimi) e da alcuni anni hanno scommesso su alcuni di loro. Fra il 2012 e il 2017, le start-up che offrono servizi digitali nel mondo dello shipping e della logistica hanno raccolto finanziamenti per 3,3 miliardi di dollari (molti dei qual destinati a portali per la negoziazione di spedizioni merci).
Fra questi soggetti spicca Flexport, portale tramite il quale passano circa 120mila teu ogni anno, che ha ricevuto finanziamenti per 300 milioni di dollari e ha oggi un valore di mercato superiore al miliardo. Può vantare fra i suoi investitori Dst Global, Founders Fund, Wells Fargo e Sf Express. Ma ci sono anche Freightos (93 milioni di dollari raccolti, un valore superiore a 100 milioni e azionisti come Ge Ventures, Icv Partners, Aleph e Singapore Exchange), Freight Hub (23 milioni di funding), Fleet (14 milioni raccolti), Haven (14 milioni) e iContainers (11 milioni).
Nella sua analisi, Bcg evidenzia che i pilastri sui quali si basa l'innovazione portata dai nuovi attori digitali sono tre: incontro diretto tra domanda e offerta di spedizioni, piattaforme digitali per servizi di spedizione e una maggiore interconnessione fra le diverse piattaforme. I nuovi spedizionieri digitali si distinguono tra quelli che gestiscono direttamente l'operatività dei trasporti (spesso si tratta di emanazioni dei grandi vettori, come Twill che ha avuto origine all'interno del gruppo Maersk) o quelli che usano agenti e partner esterni (ad esempio Flexport).
Boston Consulting Group conclude lo studio con alcuni consigli utili: digitalizzare tutti i processi possibili, automatizzare le procedure, costruire e o allearsi con una start-up digitale attiva nel business delle spedizioni merci e ringiovanire lo staff in azienda. Chi non si farà trovare pronto per affrontare la sfida in atto è destinato a non cogliere o a cogliere in minima parte le opportunità di guadagno che il mercato garantirà in futuro.
Nicola Capuzzo
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