Intorno alle 21.00 di mercoledì 19 dicembre gli operatori dell'aeroporto londinese di Gatwick hanno individuato due droni che volavano nello spazio di sicurezza aeroportuale e hanno immediatamente chiuso lo scalo, il secondo per traffico della Gran Bretagna, fino alle tre del mattino. Ma dopo circa tre quarti d'ora hanno richiuso le piste a causa dell'avvistamento di altri droni e almeno fino alle 15.00 di oggi tutti i voli in arrivo e partenza sono stati sospesi. La Polizia ritiene che l'invasione dei droni sia un atto deliberato, anche se finora non parla di terrorismo. Un ufficiale ha dichiarato all'agenzia di stampa Press Association che "ogni volta che i nostri agenti si avvicinano al punto dove dovrebbe trovarsi l'operatore dei droni, questi scompaiono, ma quando stiamo per riaprire l'aeroporto, riappaiono". Secondo un portavoce dell'aeroporto, la mattina del 20 dicembre erano programmati 760 voli che dovevano portare 110mila passeggeri. Gli aerei sono stati deviati negli aeroporti di Manchester, Luton o Heathrow, ma anche a Parigi e Amsterdam.
La presenza di droni, anche di piccola dimensione, nello spazio dove decollano o atterrano gli aerei rappresenta un elevato rischio, perché i velivoli possono entrare nei motori, bloccandoli, oppure schiantarsi contro i vetri della cabina di pilotaggio, causando anche la morte dei piloti. Per non parlare della possibilità che siano usati per veri e propri attentati, caricandoli di esplosivo. Dopo l'allarme di oggi, l'associazione europea European Regions Airline Association (ERA) ha chiesto "regole più stringenti e armonizzate" nell'intera Unione Europea per impedire che velivoli a guida autonoma non autorizzati entrino nello spazio aereo degli aeroporti. L'associazione chiede nuove norme sul possesso e sull'uso dei droni, soprattutto da parte di operatori inesperti, e l'ampliamento del divieto di volo intorno agli aeroporti.
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