Nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014 un incendio scaturì dai garage del traghetto Norman Atlantic mentre stava navigando al largo delle coste albanesi. La violenza delle fiamme e le cattive condizioni del mare richiesero un complesso intervento di salvataggio, che però non salvò la vita di 32 persone: i morti accertati però sono solo dodici, mentre altri diciannove corpi non furono mai trovati, perché dispersi in mare. Il relitto della nave venne prima rimorchiato a Brindisi e poi a Bari, dove la Procura aprì una lunga indagine, terminata nell'aprile del 2018. Alla fine di dicembre 2018, i due pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano hanno chiesto il rinvio a giudizio per trenta indagati e due società. Tra questi ci sono il legale rappresentante della società Visemar proprietaria della nave, i due legali rappresentanti dell'Anek Lines, che la gestiva tramite noleggio, il comandante e 26 membri dell'equipaggio, mentre le due società sono le stesse Visemar e Anek Lines. Le accuse sono, a vario titolo, di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione.
La lunga indagine ha richiesto un incidente probatorio di due anni, con numerose ispezioni sul relitto. Nella ricostruzione dei fatti, gli inquirenti hanno stabilito che le fiamme sono scaturite da un autoarticolato frigorifero caricato sul ponte 4. Già sulle modalità di carico ci sarebbero state gravi negligenze, perché i 128 veicoli industriali, di cui circa sessanta con impianto frigorifero, sarebbero stati caricati senza un programma, cioè senza considerare le distanze di sicurezza e la disposizione delle prese elettriche per i frigoriferi. La relazione dei periti del Tribunale indica che nel solo ponte 4 c'erano 43 veicoli refrigerati, a fronte della disponibilità di sole 40 prese elettriche. Quindi, alcuni autisti avrebbero lasciato accesi i motori dei refrigeratori, aumentando così il rischio d'incendio.
Gli inquirenti hanno rilevato anche gravi carenze nella fase successiva alla scoperta dell'incendio e in quella dei soccorsi. L'allarme è stato lanciato venti minuti dopo il primo avvistamento di fumo, quando l'incendio si era propagato negli altri ponti. Ad aggravare il naufragio ci sarebbero anche problemi tecnici, come un black out elettrico e un impianto antincendio mal progettato (anche se a norma), e alcuni errori, come l'avvio del sistema estinguente sul ponte sbagliato e comunque tardivo. La relazione afferma anche che solo tre componenti su diciannove delle squadre antincendio e di emergenza rispettarono il loro incarico. Infine, sei membri dell'equipaggio avrebbero abbandonato la nave prima di avere messo in salvo tutti i passeggeri.
Ora il giudice per l'udienza preliminare di Bari deve stabilire chi sarà effettivamente rinviato a giudizio, ma gli avvocati di parte civile temono che ci vorrà almeno un anno per avviare il processo. Se così fosse, potrebbe entrare in vigore la prescrizione di sette anni e mezzo per alcuni reati ritenuti minori, che potrebbero così decadere prima di un eventuale dibattimento in Cassazione.
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