Una nota delle tre associazioni dei gestori dei distributori di carburanti Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio afferma che il ministero dell'Economia "ha deciso di confiscare il rimborso che, dopo oltre quindici anni di trattative, il Governo precedente aveva finalmente approvato con la Finanziaria 2018 in termini di credito d'imposta a favore dei gestori, riconoscendo il maggiore livello di commissioni bancarie collegate alle transazioni con carte di credito, subìto in ragione dello straordinario peso fiscale che grava sul prezzo dei carburanti". In concreto, la nota dell'Agenzia delle Entrate - che a un anno dell'entrata in vigore del rimborso ne ha stabilito i termini - ha ristretto il beneficio solamente per gli acquisti che producono una fattura elettronica, mentre lo ha escluso per tutti gli altri, così da ridurre il costo che lo sconto comporterebbe per lo Stato.
Per le associazioni, questa decisione "è del tutto ingiustificata ma anche gravissima, perché pretende di cancellare arbitrariamente un atto politico pubblico frutto di un equilibrio motivato, attraverso espedienti tecnici unilaterali sotto forma di circolari ed emendamenti nascosti nel mucchio di quelli collegati alla conversione del Decreto semplificazioni". Le tre sigle aggiungono che "il monopolista Nexi (società che emette le carte di credito, ndr) ha nel frattempo cominciato a raddoppiare il peso delle commissioni, senza che né il Mef, né l'Antitrust, trovassero niente da ridire, nonostante le ripetute sollecitazioni". Oltre allo sciopero di 24 ore il 6 febbraio, le associazioni invitano i gestori degli impianti a emettere fattura elettronica solo con pagamento con bonifico anticipato o assegno circolare.
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