La lunga vertenza sulle attese dei camion al carico e scarico nei terminal container di Genova, che precede il crollo del ponte Morandi, non è stata risolta dalla scrittura di un'ordinanza dell'Autorità di Sistema Portuale per ridefinire procedure e stabilire responsabilità e risarcimenti sui tempi di attesa dei veicoli industriali. L'Autorità ha già diffuso il testo agli operatori da un paio di settimane e nella riunione del 14 febbraio, avvenuta casualmente a sei mesi esatti dal crollo del Morandi, tutti i rappresentanti della filiera avrebbero dovuto fornire il via libera, passando così alla fase attuativa. Il semaforo verde è giunto dagli autotrasportatori, ma i terminalisti hanno acceso solo quello giallo, illustrando la loro opposizione a tre punti che li danneggerebbero e che, se attuati, li spingerebbero a presentare un ricorso contro l'ordinanza.
Il primo riguarda il tempo di un'ora e dieci minuti stabilito come franchigia per non pagare il risarcimento per l'attesa dei camion. I terminalisti che trattano merci varie con veicoli centinati sostengono che nel loro caso le procedure di preparazione, carico e controllo possono richiedere tempi più lunghi. A tale obiezione, gli autotrasportatori hanno risposto che questo provvedimento riguarda solo i container, quindi questo nodo si potrebbe sciogliere.
Più complesse appaiono le questioni della verifica dei sigilli dei container, sulla cui integrità autotrasportatori e terminalisti si rimpallano la competenza, e del controllo sulla pulizia dei container vuoti, attività che impegna tempo degli autisti senza compenso economico e su cui gli autotrasportatori hanno chiesto, e ottenuto, di essere esonerati da ogni responsabilità. Su quest'ultimo punto hanno preso posizione anche i sindacati, sostenendo che i lavoratori non possono aprire i container.
Gli autotrasportatori chiedono anche di cambiare la procedura relativa alla prenotazione per l'accesso dei veicoli nei terminal, per renderla compatibile con le norme sui tempi di guida e di risposo degli autisti. Sul rimborso delle attese che superano la franchigia, inizialmente si era deciso di farlo pagare alla merce, istituendo un fondo alimentato dal pagamento di una minima cifra (tra l'euro e l'euro e mezzo) per ogni container che entra in porto. Una soluzione che però non è condivisa dai terminalisti e da alcuni agenti marittimi perché temono che questo aumento dei costi possa dirottare i container in altri scali. Per ora, si è raggiunto un compromesso usando per tale voce una parte dei venti milioni stanziati per risarcire gli autotrasportatori per gli extra-costi causati dal crollo del ponte Morandi.
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