La Procura di Napoli ha concluso un'ennesima indagine su frodi fiscali commesse nella vendita di carburanti e quella annunciata oggi comporterebbe un'evasione di ben 48 milioni di euro, attuata da alcune imprese tramite false lettere d'intento per far risultare esportazioni di carburante (esenti dall'Iva) che in realtà era venduto in Italia tramite una rete di distributori stradali. Secondo gli inquirenti, la mente dell'operazione sarebbe un napoletano che ha lavorato per una compagnia petrolifera (di cui non è fornito il nome) diventando "uno dei migliori responsabili commerciali di prodotti petroliferi in tutto il Sud Italia". Egli avrebbe ideato la frode proprio grazie alla sua competenze e alle sue conoscenze del settore.
La Finanzia spiega che gli inquisiti avrebbero costituito alcune società "cartiere" che si sono accreditate come esportatori abituali di carburanti fornendo false lettere d'intento, che legittimano l'acquisto del prodotto con esenzione dell'Iva, in quanto destinato all'estero. Invece di varcare la frontiera, il carburante era venduto in tutta Italia a grossisti o a distributori "bianchi" (ossia non appartenenti alla rete distributiva di una compagnia petrolifera) a prezzi nettamente inferiori a quelli di mercato, proprio perché non veniva versata l'Iva.
L'indagine (battezzata Carpas Diem) ha interessato quattordici società, coinvolte a vario titolo nella frode, compiendo su tutto il territorio nazionale accertamenti e riscontri presso le molte imprese che hanno intrattenuto i rapporti commerciali in qualità di fornitori e di clienti. Secondo gli inquirenti, dal 2012 al 2015 l'organizzazione avrebbe venduto in esenzione dell'Iva carburante per 210 milioni di euro, con un'evasione di 48 milioni. Al termine dell'indagine, la Procura ha disposto la custodia cautelare per cinque persone, denunciandone a piede libero altre quattordici per diversi reati: dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti), omessa dichiarazione, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e occultamento o distruzione di documenti contabili. Inoltre ha disposto il sequestro di beni per 48 milioni.
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