Ieri gli europarlamentari hanno approvato con una larga maggioranza (474 voti favorevoli, 47 contrari e 11 astensioni) il Regolamento che stabilisce per la prima volta limiti alle emissioni di CO2, ritenute la principale causa del riscaldamento globale, per i veicoli industriali. Finora, infatti, le norme fino all'Euro VI interessano solamente il particolato e gli ossidi di azoto. Ma uno studio dell'Unione Europea sottolinea l'importanza dell'autotrasporto nelle emissioni di gas serra: una ricerca del 2016 stima che i veicoli pesanti sono responsabili del 27% delle emissioni di CO2 del trasporto su strada e di quasi il 5% delle emissioni di gas serra nell'ambito del territorio dell'Unione. Sempre questo studio afferma che dal 1990 le emissioni dei veicoli pesanti sono aumentate del 25%, soprattutto a causa dell'aumento del traffico merci su strada, mentre si prevede che tali emissioni aumenteranno ulteriormente se non saranno adottate e applicate nuove politiche.
La nuova norma impone che le emissioni di CO2 dei camion dovranno essere ridotte del 30% entro il 2030, con un obiettivo intermedio del 15% entro il 2025, rispetto ai valori emessi nel 2019. Inoltre, entro il 2025, i costruttori dovranno garantire che almeno il 2% della quota di mercato delle vendite di veicoli nuovi sia costituito da veicoli a basse o a zero emissioni, per contrastare il costante aumento delle emissioni del traffico stradale, di cui circa un quarto è dovuto ai veicoli pesanti. Infine, in linea con l'accordo di Parigi, la Commissione Europea dovrà proporre nel 2022 nuovi obiettivi per il periodo successivo al 2030. Prima di entrare in vigore, il Regolamento dovrà essere approvato dal Consiglio d'Europa.
Questi valori sono contestati dall'associazione europea dei costruttori di autoveicoli Acea, che li ritiene "molto ambiziosi", precisando che "la loro attuazione non dipende esclusivamente dall'industria dei veicoli commerciali e la base di riferimento per gli obiettivi non è ancora nota". L'Acea è preoccupata perché mancano ancora le infrastrutture per rifornite i veicoli pesanti con carburanti o fonti d'energia alternative: mancano le stazioni dedicate per veicoli elettrici e quelle per il gas naturale sono poche e frammentate. "La necessità per i 28 governi nazionali di attuare un piano d'azione per le infrastrutture a livello europeo è tanto più urgente alla luce delle quote di vendita obbligatorie de facto per gli autocarri a emissioni zero che le istituzioni dell'UE hanno accettato di introdurre a partire dal 2025", scrive l'Acea in una nota.
Erik Jonnaert, segretario generale dell'Acea spiega che "l'introduzione di un sistema di riferimento per i costruttori di autocarri ignora completamente il lato della domanda. Non possiamo aspettarci che i trasportatori comincino improvvisamente ad acquistare autocarri elettrici o altri veicoli a propulsione alternativa se non vi sono motivazioni commerciali e non è possibile caricare facilmente i veicoli lungo tutte le principali autostrade dell'UE. I responsabili politici devono agire per garantire che i camion a emissioni zero che i produttori saranno incaricati di produrre possano effettivamente essere acquistati e gestiti dai nostri clienti".
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