L'inchiesta conclusa dalla Magistratura di Napoli a marzo del 2019 nei confronti del Gruppo Alma per una presunta evasione fiscale da settanta milioni ha coinvolto anche la società che svolgeva le consegne di Amazon dalle piattaforme di Bologna, Parma e Cesena, che riforniscono buona parte dell'Emilia-Romagna. Per l'Alma lavoravano in quest'attività duecento autisti, che dopo la procedura concorsuale in continuità aziendale sono stati trasferiti a un'altra società, senza però ottenere il pagamento di un mese e mezzo di arretrati e del trattamento di fine rapporto. I lavoratori si sono quindi rivolti ai sindacati Filt Cgil e Fit Cisl di Parma, che hanno avviato una vertenza che coinvolge anche Amazon, come committente primario del trasporto. I sindacati chiedono al colosso dell'e-commerce il pagamento degli autisti nel nome della Responsabilità Solidale prevista dalla Legge a garanzia dei crediti dei lavoratori.
I sindacati affermano di avere ricevuto una prima risposta positiva da parte di Amazon cui però non è seguita da alcuna azione concreta. Anzi, denunciano le sigle, Amazon ha chiuso il dialogo, precisando che altri committenti di Alma hanno invece saldato i debiti con i lavoratori. La società che ha rilevato i lavoratori da Alma è stata disponibile ad anticipare parte dei pagamenti futuri mentre gli autisti continuano a lavorare. Ora, però, i due sindacati hanno compiuto un passo avanti avviando il 21 maggio 2019 un presidio davanti alla piattaforma Amazon di Parma per spingere la multinazionale a intervenire. Un primo segnale è giunto da una nota diffusa da Amazon sulla vicenda, dove la società afferma di stare lavorando "con le società che sono subentrate per sopperire ad eventuali problemi di liquidità degli autisti". Una dichiarazione che però non chiarisce la questione degli arretrati e del Tfr.
Precisazione di Alma sulla procedura concorsuale
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