Se veramente ArcelorMittal si ritirerà dall'Ilva, il futuro dell'azienda siderurgica diventa incerto e un'eventuale chiusura dell'impianto di Taranto trascinerebbe anche centinaia d'imprese dell'indotto. Secondo Trasportounito, potrebbero rischiare almeno duecento imprese di autotrasporto, che contano un migliaio di addetti. Queste aziende non operano solamente a Taranto, ma anche negli impianti di Genova, Novi Ligure e Venezia e molte di loro non hanno ancora chiuso i conti relativi ai servizi svolti prima del commissariamento, vantando un credito complessivo di almeno quindici milioni di euro. "Il contenzioso con le gestioni commissariali si somma drammaticamente con le conseguenze della crisi odierna, costringendo l'autotrasporto a porre in atto tutte le misure possibili di protesta per scongiurare la chiusura delle aziende e un vero e proprio dramma occupazionale", ha dichiarato Gianni Rendina, coordinatore Trasportounito Puglia.
Il vice-presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè, sollecita un intervento urgente del Governo ricordando che "la situazione che si è venuta a creare pesa anche sulle aziende di autotrasporto che da sempre servono gli stabilimenti dell'Ilva di Taranto, Genova, Novi Ligure e Venezia, già duramente provate dallo stato di incertezza in cui ormai da anni versa il più grande stabilimento siderurgico d'Europa, con ogni inerente conseguenza in termini di ritardo nei tempi di pagamento, riduzione dei volumi produttivi, diminuzione del fatturato e perdita di posti di lavoro". Anche i sindacati dell'indotto stanno muovendosi e hanno proclamato uno sciopero di 24 ore dalle 7.00 dell'8 novembre che interesserà tutti gli stabilimenti del Gruppo Ilva.
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