La chiusura del viadotto Cannatello dell'autostrada A19 ai veicoli industriali impone loro di uscire dall'autostrada a Resuttano e Ponte Cinque Archi, per compiere una deviazione che comprende 44 chilometri di strade di montagna e l'attraversamento di due paesi. Secondo le associazioni dell'autotrasporto Aitras e Trasportounito, ciò comporta, nella migliore delle ipotesi, un tempo di viaggio di due ore, con un aumento di costo di 73 euro, oltre ai problemi di sicurezza per autisti e altri utenti della strada. Una situazione insostenibile definita dalle due sigle "da Far West", che non sarebbe né causale, né inattesa: "Si tratta invece di precise responsabilità del concessionario dell'autostrada A19, nel caso la 'pubblicissima' Anas, e del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, per non aver effettuato nei tempi e nei modi dovuti, gli interventi di manutenzione programmata indispensabili per garantire la funzionalità e la regolare viabilità", spiegano le associazioni.
Il 24 gennaio 2020, Aitras e Trasportounito hanno deciso di "disseppellire l'ascia di guerra" (restando nel paragone con il selvaggio West) chiedendo un immediato rimborso dei danni causati dalla deviazione, valutando un danno complessivo dal 20 dicembre 2019, giorno dell'applicazione del divieto di transito sul viadotto Cannatello ai veicoli pesanti, in 1,4 milioni di euro. Per ottenerlo, le due associazioni intraprenderanno un'azione legale collettiva contro Anas e il ministero dei Trasporti.
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