“Abbiamo una nostra impresa ferroviaria che si chiama OceanRail Logistics, interamente controllata dal gruppo Cosco, che già opera servizi ferroviari dal porto del Pireo, in Grecia, e da quello di Rijeka, in Croazia, verso Belgrado e Budapest”, afferma spiega il general manager di Cosco in Italia, Marco Donati. “Ora siamo pronti a investire sull’Italia e, più nel dettaglio, guardiamo a servizi intermodali dai porti di Trieste, Genova e Vado Ligure”. Con queste parole, il dirigente annuncia l’ingresso diretto sulla rete ferroviaria della Penisola per il trasporto di container.
In attesa di entrare concretamente nell’arena del trasporto ferroviario, facendo segnare così un altro passo nel processo di progressiva integrazione verticale dei vettori marittimi, Cosco è alle prese con quelle che ritiene inefficienze del terminal Psa Genova Prà del quale non condivide nemmeno il piano di fusione con il Sech. “Abbiamo recentemente inviato una lettera all’Autorità di Sistema Portuale genovese per lamentare il fatto che terminal container come quello di Prà non possono solo pensare a guadagnare e portarsi gli utili a Singapore. Le banchine non posso essere macchine da soldi così come non possono esserlo le autostrade» afferma Donati, ricordando che grazie al gigantismo navale i pochi terminal in grado di accogliere le portacontainer di ultima generazione hanno potuto aumentare in maniera significativa le tariffe.
La critica di Cosco Shipping Italy mette al centro l’incapacità (a suo dire) del terminal di Genova Prà di smaltire in tempi ragionevoli i ritardi nella lavorazione dei container dopo i fermi prolungati imposti dal maltempo o da altri fattori come scioperi, criticità autostradali o altro. “Il terminal non è in grado, quando sarebbe necessario, di attivare tutte le gru di cui dispone per 24 ore e sette giorni su sette perché non ha personale sufficiente. Dopo un fermo di uno o più giorni Psa Genova Prà dovrebbe recuperare in tempi brevi il lavoro accumulato e invece non può armare un numero adeguato di gru di banchina e di piazzale quando invece le basterebbe assumere più personale, visto che i guadagni che ottiene consentirebbero maggiori investimenti per migliorare il servizio offerto agli armatori e agli autotrasportatori” aggiunge Donati.
Il dirigente di Cosco chiama in causa anche gli enti preposti a vigilare “che spesso appaiono un po’ distratti”. In sintesi Cosco, nella sua missiva spedita a Palazzo San Giorgio, chiede al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Paolo Emilio Signorini d’imporre al terminalista di offrire alla clientela, sia lato mare che terra, un servizio adeguato alle esigenze del mercato e per fare questo servono maggiori investimenti, soprattutto in personale. Dai vertici dell’Autorità portuale pare siano arrivate rassicurazioni sul fatto che la questione verrà seguita con attenzione.
Nicola Capuzzo