Fino al 22 febbraio 2020, il coronavirus era una malattia lontana, che destava preoccupazioni anche in Italia ma che comunque sembrava non avere conseguenze nella nostra vita quotidiana. Ma con l’emergere dei primi casi in una zona ristretta del lodigiano che comprende i Comuni di Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo, è sorto il primo focolaio italiano. Questi tre Comuni ospitano diverse piattaforme logistiche che fanno parte di uno dei più importanti distretti della logistica italiana, che copre le provincie di Lodi e Piacenza. In un raggio di una decina di chilometri da Codogno sorgono magazzini che riforniscono le supply-chain d’imprese produttrici, catene di commercio tradizionale ed elettronico. La diffusione del virus Covid-19 in questa zona metterebbe quindi in crisi la filiera logistica e il sistema produttivo industriale e commerciale di una parte d’Italia fondamentale per l’intero sistema economico, oltre che popolata da milioni di persone.
L’esperienza cinese mostra che il principale problema riguarda l’astensione dal lavoro delle persone, che nel caso della filiera logistica comprende diverse funzioni, dal personale che svolge la movimentazione nei magazzini agli autisti dei camion. E ciò non riguarda solo le persone che si ammalano, che sono una parte degli abitanti, ma una platea molto più ampia di popolazione che, per evitare la diffusione del contagio, dover rimanere in quarantena per almeno quattordici giorni. Ma nella logistica – che serve un apparato produttivo e commerciale con scorte limitate all’osso – quattordici giorni di fermo sono tanti.
Ci sono poi le conseguenze economiche per le imprese che operano nel trasporto e nella logistica. Il 17 febbraio, l’associazione dell’autotrasporto Trasportounito ha lanciato un primo segnale, che allora riguardava in prevalenza la riduzione dei flussi di merci provenienti dalla Cina, ma che ora diventa ancora più pressante con il focolaio del lodigiano. L’associazione ha annunciato “un piano di emergenza che verrà presentato al ministero dei Trasporti per la predisposizione anticipata di misure straordinarie a salvaguardia dell’economia e del lavoro, prevedendo l’utilizzo di ammortizzatori sociali, di strumenti di flessibilità che consentano processi di riconversione aziendali, possibili misure di detassazione e defiscalizzazione nonché procedure di sospensione per attenuare le scadenze dei finanziamenti in corso alle imprese coinvolte”.
Oltre a questa iniziativa, che riguarda il trasporto stradale, che cosa si sta facendo per affrontare un’eventuale emergenza logistica causata dall’epidemia del coronavirus? Al momento non ci risultano piani, anche se speriamo che qualcuno stia cominciando a farli. L’esperienza cinese insegna che lasciare a casa magazzinieri e autisti ferma l’economia di un Paese molto più grande dell’Italia e dell’intera Europa. Siamo ancora in tempo per evitare che ciò avvenga anche nel nostro Paese.