Per oltre mezza giornata il traffico ferroviario tra il centro e il nord Italia è andato completamente in crisi, accusando ritardi e interruzioni. Tutto è cominciato alle ore 13.30 del 24 febbraio 2020, quando Rfi ha sospeso la circolazione tra Lodi e Piacenza lungo la fondamentale linea tra Milano e Bologna. Coincidenza fatale vuole che contestualmente non sia aperta all’esercizio, perché non ancora ripristinata, la linea ad alta velocità tra Milano e Piacenza in seguito all’incidente del 6 febbraio 2020. La chiusura della linea convenzionale tra Lodi e Piacenza si è dunque trasformata, anche se solo temporaneamente, in una Rastatt tra la pianura padana. Tutti i treni interessati sono stati deviati su altri percorsi, via Verona o Padova, compresi quelli AV di Trenitalia e Italo, se non addirittura soppressi. Fermi anche i treni merci, i primi a pagare il conto in queste circostanze.
Questa Caporetto ferroviaria ha avuto origine nella stazione di Casalpusterlengo, tra Lodi e Codogno, attualmente sospesa come traffico passeggeri in seguito all’epidemia del coronavirus. Non si è trattato di un guasto tecnico, ma di un’emergenza sanitaria legata proprio a questa malattia infettiva. Un dirigente movimento che opera a Casalpusterlengo ha accusato un malore anche se non è chiaro se i sintomi fossero riconducibili all’influenza asiatica e quindi è stato esonerato dal servizio. Le autorità sanitarie hanno subito predisposto un intervento di sanificazione dei locali, probabilmente utile, ma forse non strettamente necessario e mosso anche dalla psicosi del contagio. C’è da chiedersi anche se Rfi fosse stata comunque in grado di provvedere in tempi strettissimi alla sostituzione del funzionario, viste anche le forti limitazioni per la circolazione delle persone in quest’area, per non dire la scarsa disponibilità del personale a lavorare in questo contesto. E questa forse è stata la vera concausa del blocco di tutta la circolazione ferroviaria tra Lodi e Piacenza.
È vero che la stazione di Casalpusterlengo non svolge almeno momentaneamente servizio viaggiatori, ma la presenza di un dirigente movimento si rende indispensabile per predisporre gli itinerari di transito, in quanto l’impianto non è telecomandabile in remoto. La circolazione sull’intera linea tra Milano e Piacenza è quindi ripresa solo alle ore 6 del 25 febbraio 2020, pur con limitazioni e cancellazioni di treni previsti in orario. L’interruzione per oltre mezza giornata ha provocato disagi pesantissimi su tutta la rete del centro-nord Italia, ma anche un duro confronto tra Rfi e Ntv, la società dei treni AV Italo che ha accusato il gestore della rete: “con questa scelta precauzionale si arrecano danni certi a tutti a fronte di rischi ipotetici”. Quando la psicosi fa più danni dell’epidemia che la genera.
Piermario Curti Sacchi