I rincari dei noli annunciati da diverse compagnie di navigazione per il trasporto marittimo di container dry e reefer dall'Italia verso l’Asia hanno fatto sobbalzare sulla sedia diversi spedizionieri italiani. “Possibile che venga introdotta una peak season surcharge proprio mentre l'economia italiano rischia la paralisi e dunque la domanda di trasporto potrebbe rallentare?”, si domandano. Se la riduzione della stiva offerta dalle compagnie di navigazione sulle rotte fra Asia ed Europa è più che proporzionale al calo della domanda, cosa che è avvenuta per effetto dei blank sailing conseguenti al Capodanno cinese e allo scoppio dell'emergenza Coronavirus, la riposta è affermativa. A parità di domanda di trasporto, se l'offerta di stiva si riduce i noli schizzano verso l'alto.
Si tratta però di una carenza di stiva creata artificialmente dai vettori marittimi contro la quale gli spedizionieri ora si scagliano. Emblematico e rappresentativo del pensiero di molti suoi colleghi è lo sfogo di Stefano Visintin, titolare della casa di spedizioni Ro.Ro Tranship nonché presidente dell'Associazione Spedizionieri del porto di Trieste e Friuli Venezia Giulia: “Credo che le difficoltà delle compagnie di navigazione siano ben comprensibili. Meno comprensibile è che si induca una peak season inesistente per giustificare un aumento considerevole dei noli. Soprattutto è incomprensibile un aumento dei noli export, dove certamente non c'è alcuna peak season”.
Visintin va oltre perché contestualizza questa sua critica in un momento particolarmente delicato per l’Italia e per la sua economia alle prese con l'emergenza sanitaria relativa al Coronavirus: “Questo diventa più intollerabile in una situazione già molto difficile per la diffusione del Covid 19 in Italia e in Europa, deprimendo ancora di più, se ce ne fosse stato mai bisogno, le speranze di una ripresa delle esportazioni europee appena la crisi sanitaria verrà superata”.
Il presidente degli spedizionieri del Friuli Venezia Giulia si dice dispiaciuto per una critica (la sua) che definisce “forse non costruttiva” ma, aggiunge, “ormai non ci rimane che la critica, dal momento che la concentrazione sia dello shipping che del forwarding in pochissime società, non garantisce a mio parere quella giusta concorrenza che permette al mercato di assestarsi dopo un momento di stress. Non capisco come la Commissione Europea abbia potuto non rilevare questi effetti dell'oligopolio come distorsivi del mercato, il che mi fa ritenere che l'attività della Commissione sia inutile in questo campo”.