La pandemia della Covid-19 sta rivelando, casomai ce ne fosse bisogno, la scarsa conoscenza dei meccanismo della logistica da parte di chi stila le Leggi. Lo dimostra il decreto del Presidente del Consiglio del 23 marzo 2020, ossia quello che stabilisce il fermo delle attività ritenute non essenziali, tra cui migliaia di fabbriche. Il testo non considera che molti impianti stanno aspettando merci che sono in viaggio su navi, treni e camion e che non potranno essere scaricate. Questo problema è stato posto da Confetra tramite il suo vice-presidente Marco Migliorelli.
La questione si pone su larga scala nel trasporto marittimo di container, perché stanno navigando numerose portacontainer con migliaia di contenitori destinati a destinazioni italiane, tra cui il sessanta percento di aziende che dal 25 marzo resteranno chiuse per Decreto. Confetra spiega che mediamente l’Italia muove 200mila container la settimana, la maggior parte dei quali non avrà un posto dove svuotare il carico. A questi bisogna aggiungere tutte le spedizioni di rinfuse. Dove andrà tutta la merce destinata agli impianti chiusi?
Confetra risponde che “la soluzione più ragionevole sarebbe che il Governo, ferma restando la sospensione della produzione, rendesse più chiaro che i magazzini delle aziende restano sempre aperti, per consentirci di consegnare la merce in entrata e trasportare fuori quella già prodotta”. Per Migliorelli, l'interpretazione di Confetra è già questa, ma ci vuole un chiarimento del Governo. Altrimenti, egli aggiunge, “corriamo il serio rischio, entro un paio di settimane, di avere i nostri hub logistici - porti, interporti e cargo village degli aeroporti - completamente impraticabili e saturi di merce in giacenza".