Il pagamento in ritardo, se non addirittura mai avvenuti, è uno dei principali rischi cui vanno incontro le imprese di autotrasporto. Casi eclatanti in passato sono stati quelli del fallimento di Parmalat e della crisi dell’Ilva, ma la pandemia di coronavirus potrebbe usare una catastrofe finanziaria ben maggiore. Negli ultimi giorni lo stanno denunciando alcune associazioni di autotrasportatori.
Un primo allarme è arrivato dalla Fiap il 20 marzo. L’associazione ha dichiarato che alcuni associati hanno ricevuto dai committenti preavvisi di ritardi nei pagamenti per servizi di trasporto già terminati, con la giustificazione della pandemia. La Fiap ricorda che il termine massimo di pagamento è di sessanta giorni dalla data di emissione della fattura e che eventuali deroghe possono venire solo da accordi volontari di settore. Oltre tale termine bisogna pagare interessi moratori (che oggi sono pari a circa l’8%) e se il ritardo supera i novanta giorni si applica la sanzione amministrativa pecuniaria pari al 10 percento dell'importo della fattura e comunque non inferiore a mille euro. La Fiap annuncia che segnalerà alla Guardia di Finanza tale violazione.
Il secondo segnale d’allarme è giunto il 26 marzo da Trasportounito, secondo cui il settore dell’autotrasporto vanta già un miliardo e mezzo di crediti insoluti e che la pandemia di Covid-19 sta creando uno “tsunami finanziario sull’autotrasporto”. Il segretario nazionale Maurizio Longo spiega che “negli ultimi venti giorni le nostre imprese hanno ricevuto migliaia di comunicazioni contenenti la richiesta di ulteriore differimento dei tempi di pagamento, anche di fatture già scadute prima dell'emergenza. A questo blackout finanziario si sommano le complicazioni determinate da uffici amministrativi che non operano, attività produttive chiuse o fatte chiudere, da disposizioni normative inceppate o monche, da costi del lavoro che scorrono nell'improduttività totale o parziale, e dall'assoluta imprevedibilità del futuro".
Trasportounito ritiene che la maggior parte del settore non potrà sopportare l’esorbitante carenza di liquidità e che un’impresa su due rischia il fallimento. “Se il Paese vuole evitare il collasso, e questa volta non si tratta di allarmismo non occorrono soltanto gli strumenti economici idonei a tamponare l'emergenza, ma anche e soprattutto chiare misure normative di tutela nel mercato e per il mercato dell'autotrasporto”, conclude Longo.