Questi due mesi di parziale fermo dell’economia e d'isolamento sociale dei cittadini dovrebbero avere dimostrato che il trasporto delle merci e la logistica sono elementi senza i quali né le imprese né le persone possono sopravvivere. Eppure pare che questa consapevolezza non sia ancora giunta ai vertici del Governo e non solamente perché nulla si sta facendo per salvaguardare le imprese del settore dal punto di vista economico, come dimostrano gli incessanti allarmi delle associazioni dell’autotrasporto. La movimentazione delle merci non entra neppure nella stanza dove si dovrebbe decidere quando e come riprendere le attività.
È la stanza della task force nominata dal Presidente del Consiglio proprio per tale scopo e guidata da Vincenzo Colao, che oltre all’uscita dall'emergenza dovrebbe anche proporre soluzioni e innovazioni per l’era successiva al coronavirus. La squadra è formata da diciassette persone, ma nessuna ha esperienza o competenza nel trasporto e nella logistica. Tre sono alti dirigenti (che hanno operato soprattutto nella finanza e nelle telecomunicazioni), tre economisti, due sociologi, una psicologa, uno psichiatra, un fisico, un esperto del lavoro, un avvocato, un commercialista e un esperto di disabilità.
Sono competenze di alto livello, ma questo può essere anche il loro punto debole, perché mancano rappresentanti di chi opera tutti i giorni nella produzione, nel commercio e nella logistica e che quindi può fornire un apporto concreto alla ricerca e alle soluzioni proposte. Col rischio che il lavoro della task force diventi astratto, mentre nello stesso tempo le Autorità locali e le realtà produttive si muovono in modo autonomo.