La questione dei ristoranti è una delle più sentite da parte dell’autotrasporto durante l’emergenza coronavirus. All’inizio l’esigenza di avere punti di sosta e ristoro con adeguati servizi per gli autisti dei veicoli industriali è stata sottovalutata dal Governo, che impose la chiusura delle aree autostradali. Sotto la spinta delle associazioni degli autotrasportatori le ha riaperte solo per i camionisti, ma non è sufficiente, perché esistono fuori dalle autostrade numerosi ristoranti e aree di servizio che offrono, altre al pranzo o alla cena, anche un parcheggio sicuro.
Un modo per aggirare il divieto di apertura dei punti di ristoro fuori dalle autostrade è stato il permesso per le consegne dei pasti a domicilio, ma anche in questo caso gli autotrasportatori hanno incontrato ostacoli perché alcuni Comuni hanno contestato il fatto che la cabina del camion sia considerata “domicilio”.
In attesa dell’ulteriore apertura prevista per il 3 maggio (con la possibilità dell’asporto), Conftrasporto, Figisc (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti) e Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) hanno scritto ai ministri dei Trasporti, dello Sviluppo Economico e del Turismo per chiedere un intervento urgente per consentire l’apertura anche dei punti di ristoro delle aree di servizio poste sulla viabilità ordinaria, al pari di quanto accade per quelle autostradali.
“Gli autotrasportatori continuano a garantire gli approvvigionamenti in maniera molto capillare sul territorio nazionale”, scrivono le associazioni. “Per questo motivo assumono valenza strategica non soltanto le autostrade, ma anche e soprattutto le reti delle strade statali e regionali ad alta percorrenza. È su queste, infatti, che si svolge quella peculiare funzione connettiva dell’autotrasporto, che nessuna altra modalità alternativa può svolgere”.
Quindi, “per effettuare al meglio le proprie funzioni in sicurezza, gli autisti hanno bisogno di luoghi adeguati dove poter svolgere i prescritti periodi di riposo dalla guida e dove poter mangiare e rifocillarsi, lungo tutta la rete dove prevalentemente operano”. Concretamente, le tre sigle chiedono modifiche al Decreto del 26 aprile (quello relativo alle riaperture del 3 maggio): “Non appare, infatti, condivisibile e comunque coerente con quanto valido in generale per tutte le attività di ristorazione l’obbligo di chiusura (senza possibilista neanche di asporto) degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande posti nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione soltanto di quelli situati lungo le autostrade”.
K44 - La Voce del Trasporto ha dedicato un recente podcast alla questione dei punti di ristoro per autisti. Ve lo riproponiamo. Buon ascolto.