Non ha mai movimentato un solo treno, in compenso ha generato un grande traffico di carte bollate. Lo scalo ferroviario merci di Parona, in quel comprensorio della provincia di Pavia chiamata Lomellina, era stato ideato e fortemente voluto da un’amministrazione comunale molto dinamica, per servire una vivace area industriale locale dove è ubicato anche il più importante impianto provinciale di termovalorizzazione dei rifiuti, senza perdere di vista la realtà economica della vicinissima Vigevano.
Nel momento in cui il polo intermodale di Mortara, ora realtà, era ancora un vago progetto, a Parona erano convinti di poter imboccare agevolmente la corsia del sorpasso e arrivare per primi. E invece il tutto si è insabbiato, offrendo lavoro solo per gli avvocati, tra cause promosse dal Comune contro i soci privati e lo Stato che vorrebbe riavere indietro i soldi come risarcimento del danno erariale.
Ora la prima sentenza (n. 43 depositata il 21 aprile 2020) è arrivata dalla sezione giurisdizionale lombarda della Corte dei Conti. La magistratura contabile ha stabilito un risarcimento di 1,6 milioni di euro a favore del Comune che dovrà essere versato, salvo ricorso, in parti uguali da cinque amministratori delle società Combitalia e Nuova Semel insieme a uno dei direttori dei lavori. La questione, al limite del paradosso, è rappresentata proprio dalla prima di queste due società, controllata a cascata dallo stesso Comune che ora dovrebbe essere risarcito.
Ma partiamo dall’inizio. Il progetto prese il via nel 2003 con una previsione di costi di circa due milioni di euro. Promotore era la società per azioni Parona Multiservizi, ricco braccio operativo del Comune, grazie alle compensazioni economiche del termovalorizzatore. Questa società aveva affidato i lavori a Combitalia, controllata al 51% dalla stessa amministrazione comunale, mentre il restante 49% era in mano a una società privata, la Nuova Semel di Novara. Il Comune versò subito un primo acconto superiore al milione di euro, i lavori vennero avviati, ma poco dopo rallentati e quindi definitivamente sospesi, anche per il prosciugamento dei fondi, tra diatribe sulla qualità degli stessi, a tal punto che Combitalia in una delle varie puntate di questa telenovela giudiziaria ha citato per danno l’impresa esecutrice.
Nel frattempo, si era aperta un’altra causa di risarcimento, questa volta da parte dello Stato, per peculato e frode negli appalti. Ora la Corte dei Conti con la sentenza n. 43 ha stabilito che sussiste un “danno erariale a seguito di condotte gravemente colpose”. A farne le spese, secondo i magistrati contabili, era stato il Comune e quindi quest’ultimo va risarcito. Ma la vicenda giudiziaria è tutt’altro che conclusa per i complessi intrecci tra i vari protagonisti.
Lo scalo ferroviario merci di Parona, definitivamente cancellato, resta un tentativo dal sapore un po’ troppo campanilistico di pensare una struttura logistica a favore del territorio che però allora poteva essere giustificato anche da scelte infrastrutturali. Per esempio, le Ferrovie dello Stato, nel progetto di raddoppio della linea Milano-Mortara avevano previsto la realizzazione di una bretella di raccordo tra Parona e Albonese, vale a dire un collegamento diretto tra la località del nuovo scalo merci e la linea ferroviaria verso Novara e quindi verso i valichi alpini. Ma Parona nel cuore di AlpTransit, è rimasta solo una battuta.
Piermario Curti Sacchi