Venerdì 15 maggio 2020 si è concluso il terzo ciclo d’incontri tra le delegazioni dell’Unione Europea e del Regno Unito per definire gli accordi sull’uscita dall’Unione, già approvata ma che avverrà concretamente il 1° gennaio 2021. Anche questo ciclo, però, non ha portato alcuna intesa sui punti più importanti. Il nodo cruciale è quello dei “level playing field”, ossia le regole minime che il regno Unito dovrà applicare nei rapporti economici con l'UE. Londra vuole livelli minimi, mentre Bruxelles non intende “scendere a compromessi sui valori europei a beneficio dell’economia britannica”, come ha spiegato il negoziatore dell’UE, Michel Barnier.
In concreto, le parti devono stabilire quali regole dell’Unione Europea i britannici devono continuare a rispettare per accedere al mercato unico europeo. I punti critici riguardano gli aiuti di Stato, le norme sull’ambiente e il diritto del lavoro. Secondo Barnier, Londra vuole decidere in modo unilaterale a che cosa adeguarsi, pretendendo un’elevata libertà di movimento nell’Unione, mentre vuole limitare il potere della Corte di Giustizia Europea sulle eventuali vertenze con l’UE.
Si accorcia il tempo per trovare un accordo e quindi aumenta il rischio di una hard Brexit, ossia un’uscita del Regno Unito senza alcuna intesa con l’Unione Europea. Londra ha la possibilità di rinviare l’uscita, ma deve chiedere la proroga entro la fine di giugno. Nei giorni scorsi, però, il primo ministro britannico Boris Johnson ha dichiarato di non volerlo fare, per portare a termine la Brexit entro i termini previsti. Sulla Brexit, Barnier ha dichiarato che l’Unione è disposta ad accettare questa possibilità, soprattutto dopo che la pandemia di Covid-19 ha conquistato il primo posto nelle priorità di Bruxelles. Per il proseguimento delle trattative bisogna aspettare giugno.