Nel 2019 sulla rete ferroviaria italiana si sono verificati 76 incidenti: 70 sulla rete in capo a Rfi e sei sulle reti dei gestori regionali. Un dato presentato dall’Ansf che fa segnare una diminuzione del 30% rispetto al 2018 e il miglior risultato dal 2007. Anche decessi e feriti gravi sono in calo: nel 2019 sono stati 62. Sul fronte europeo l’Italia si colloca tra i valori più bassi registrati, con un incidente significativo ogni 5.150.000 km circa percorsi dai treni. Ma resta in parte da risolvere il nodo dei passaggi a livello. Il mancato rispetto delle regole del Codice della strada, insieme a fretta e distrazione, rimangono le principali cause degli incidenti che coinvolgono veicoli di tutti i tipi in corrispondenza degli attraversamenti ferroviari.
Prendendo in considerazione solo la rete gestita dal gruppo FS che si estende per oltre 16.700 km, attualmente sono presenti 4.313 passaggi a livello, molti dei quali su linee complementari e secondarie. Procede con un buon ritmo il piano di progressiva eliminazione di questi attraversamenti, sostituiti di volta in volta da opere di viabilità alternativa, sottopassi o scavalchi. Un percorso che prosegue e che da inizio anni Novanta ha prodotto la soppressione di circa 8mila interferenze con la viabilità stradale per un investimento economico, nell’arco di tutto questo periodo, di circa 1,5 miliardi di euro. In pratica i passaggi a livello si sono dimezzati, ma visti i dati di partenza il lavoro da fare resta ancora lungo.
Nel 2019 sono stati 107 gli incroci fra strada e binari soppressi da Rfi con un impegno economico di oltre 60 milioni di euro. Nel 2020 il gestore della rete nazionale prevede di eliminarne ancora un centinaio con un investimento superiore ai 50 milioni di euro. E soprattutto si cerca di intervenire in modo da chiudere e cancellare drasticamente quegli attraversamenti stradali in consegna ai privati, spesso agricoltori, su strade di campagna, tra i più insicuri in assoluto. Tra le criticità del sistema ferroviario, l’indagine Ansf ha evidenziato anche la lenta risposta delle reti regionali all’adeguamento tecnologico. Alla fine del 2019 risultavano ancora sette le reti che non avevano adottato il più sicuro sistema di controllo marcia treno (Scmt), standard sulla rete FS. Solo due gestori avevano completato l’adeguamento, mentre per i restanti tre i lavori erano in corso, con una progressione variabile dal 30% al 95%.
Piermario Curti Sacchi