L’inchiesta è iniziata nel 2019, quando la Guardia di Finanza ha posto sotto osservazione due società pescaresi che gestivano distributori di carburante che praticavano prezzi alla pompa molto più bassi della concorrenza. Una prima verifica contabile ha mostrato che anche i prezzi di acquisto del carburante erano molto bassi, minori perfino di quelli praticati all’ingrosso dalle compagnie petrolifere nazionali. Quindi, i Finanzieri hanno indagato sull’intera filiera di approvvigionamento.
L’inchiesta sui fornitori delle due società pescaresi sono state lunghe perché i Finanzieri non hanno analizzato solamente i documenti, ma anche i movimenti fisici dei carburanti, tramite ispezioni sui luoghi di esercizio delle attività e nelle residenze o domicili dei legali rappresentanti. Questi controlli hanno svelato ventinove società cartiere con sede in altre Regioni italiane, che si ponevano tra i primi fornitori di prodotti e le società di distribuzione, evadendo sistematicamente l’Iva. In questo modo vendevano i carburanti al netto dell’Iva e quindi con una riduzione del 22% rispetto alla concorrenza.
Le imprese cartarie avevano una vita piuttosto breve, non disponevano di una effettiva sede operativa, non avevano idonee attrezzature né avevano personale alle dipendenze, e i loro rappresentanti sono risultati spesso irreperibili. Acquistavano il carburante sulla carta da grossisti (anche esteri) emettendo una falsa lettera d’intenti con cui si dichiaravano “esportatore abituale” per non pagare al fornitore l’Iva. In teoria, il prodotto così acquistato doveva essere esportato, mentre in realtà veniva girato alle due società pescaresi con uno sconto che arrivava al 12%. Queste ultime vendevano al pubblico i carburanti usando la loro rete di distributori a prezzi molto inferiori a quelli dei concorrenti.
Al termine delle indagini, la Guardia di Finanza ha stimato un’evasione di 18 milioni procurata da false fatture per 82 milioni di euro e ha denunciato 56 persone per dichiarazioni fraudolente ed emissione di false fatture. La Procura ha emesso un Decreto di sequestro preventivo per 16,7 milioni, dei quali sono stati recuperati 11,766 milioni attraverso immobili, quote societarie e contanti.