L’Unione Europea si avvicina a festeggiare i trent’anni dal trattato di Maastricht, ma quella ferroviaria delle merci è ancora in parte da costruire. A dire il vero non sono mancati regolamenti e direttive, in primo luogo i quattro Pacchetti ferroviari che hanno unificato norme tecniche e procedure, ma le varie amministrazioni nazionali hanno mantenuto sempre una loro specificità e un loro perimetro di competenze che di fatto non ha mai fatto decollare un vero, unico, mercato ferroviario delle merci. È quanto hanno preso atto i ministri dei Trasporti di tutti i paesi dell’Unione europea riuniti a fine settembre 2020 a Berlino nell’approvare quella che è stata definita una “dichiarazione formale” per “sostenere il trasporto ferroviario merci internazionale e rafforzare ulteriormente i corridoi ferroviari”. Ora resta da verificare se tutto ciò che è stato stabilito sulla carta verrà tradotto nella realtà, ma le indicazioni sono chiare, condivise dagli operatori, e sicuramente risolutive.
Per prima cosa i gestori dell’infrastruttura dovranno arrivare a un “progetto di integrazione dell’orario dei treni merci”, in modo da ottenere un’unica visione del traffico internazionale e non a una somma di singoli trasporti più o meno coordinati. Questo favorisce più flessibilità e tempestività nell’adattare i trasporti alla capacità infrastrutturale. Alla base di tutto ci deve essere la condivisione digitale delle informazioni sui movimenti con tempi certi, anche se stimati, di partenza e di arrivo dei treni. I centri nazionali di gestione del traffico devono cooperare in modo standardizzato, come avviene con le aerolinee. Il trasporto merci deve avere quindi la stessa dignità di quello passeggeri, come tracce nell’orario e capacità dell’infrastruttura.
Un passo avanti importante è stato quello dell’istituzione dell’Agenzia dell’Unione europea per le ferrovie (Era), operativa dal 2006, che deve sempre più essere protagonista nell’armonizzazione tecnica e operativa per migliorare la competitività del trasporto merci su rotaia, mentre tutti i paesi comunitari dovrebbero cooperare per superare tutte le norme nazionali inutili nel caso siano già contemplate nelle Tsi, le Specifiche tecniche di interoperabilità.
Avanti a tutta forza nell’estensione del segnalamento europeo unificato Etcs: a livello nazionale va sostenuto lo sforzo per aggiornare le unità di bordo di treni e locomotori. Nella “dichiarazione formale” dei ministri europei non manca anche un accenno a un tema di stretta attualità tecnica, quello dell’accoppiamento automatico digitale e della preparazione assistita dall’automazione dei treni: per la prima volta viene definita “una delle principali priorità” con l’obiettivo di concordare uno standard e una strategia unica a livello comunitario per definire la migrazione verso queste nuove tecnologie entro il 2022. Positivi i giudizi espressi dalle associazioni del settore ferroviario e dalle altre parti interessate: siamo sulla strada giusta.
Piermario Curti Sacchi