La richiesta di aprire i ristoranti della viabilità ordinaria agli autisti di veicoli industriali oltre le 18.00 (anche durante il giorno nelle regioni rosse) arriva direttamente sul tavolo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, tramite una lettera inviata dal segretario generale di Assotir, Claudio Donati. L’esclusione degli esercizi posti fuori dalle autostrade, scrive Donati, “costituisce un problema molto significativo per gli operatori dell’autotrasporto, i quali, per definizione, operano fuori sede, rendendo loro arduo persino l’espletamento delle più elementari necessità fisiologiche, dalle ore 18,00 in poi e, nelle aree rosse ed arancioni, addirittura per l’intera giornata”.
Donati aggiunge che “i trasportatori intendono continuare a fare il proprio dovere, ma chiedono di essere messi in condizioni di poter svolgere il proprio lavoro. Finora, purtroppo, le richieste di estendere l’accesso per i trasportatori a strutture di ristoro sulle principali arterie di valenza nazionale, avanzate dalle rappresentanze del settore, sono state disattese, laddove, altri Paesi (Francia e Germania, ad esempio) hanno, comunque, dato risposte al problema”. Quindi, Donati chiede al Presidente del Consiglio di trovare una soluzione ragionevole a una questione che “ove non risolta, rischia di innescare ulteriori tensioni tra chi si trova a svolgere la propria attività professionale in condizioni ben al di sotto del limite di accettabilità”.
Mauro Sarrecchia, rappresentante nell’Albo degli Autotrasportatori di Assotir, spiega che la rete autostradale italiana non copre interamente i percorsi dell’autotrasporto in Italia, che in alcune attività come gli alimentari e i corrieri viaggia soprattutto di notte. “Intere aree, come tutta la Jonica, il Salento, la Sicilia sudorientale e la Sardegna, sono prive di autostrade”, afferma Sarrecchia. “L'E45 non è un'autostrada, ma ha un traffico di veicoli pesanti come se lo fosse; non sono autostrade l'Aurelia, la Domiziana, la Pontina, la Romea, la Telesina, le strade statali che collegano il medio Tirreno e il tavoliere delle Puglie, e altre. In questi territori, dopo le 18.00 (e purtroppo talvolta anche prima) per i trasportatori trovare aree di parcheggio e servizi adeguati, risulta pressoché impossibile, eppure è proprio su queste strade che si concentra la maggior parte del traffico pesante notturno”.
Non solo. Sarrecchia sottolinea un paradosso: “La chiusura del Governo colpisce anche le aree di sosta, come quelle di Colleferro, di Brescia, di San Benedetto del Tronto, che sono state costruite per i trasportatori con i contributi finanziari dello Stato, erogati tramite l'Albo dell'Autotrasporto, sulla base di un'analisi puntuale delle esigenze logistiche: fulgido esempio di uno Stato la cui mano destra non sa cosa faccia l'altra mano. Bene, neppure quelle aree sono state risparmiate dalla ghigliottina!”.
Il problema colpisce anche quegli autotrasportatori stranieri che viaggiano in Italia e devono svolgere il riposo settimanale: “Dove potranno mai farlo, in condizioni dignitose? È di ieri la dichiarazione di un amministratore locale che denuncia quanto accade nei poli logistici della valle del Sacco, la Piacenza del Lazio, in cui vagano decine di autisti stranieri che non sanno letteralmente dove andare per i propri bisogni elementari e finiscono per arrangiarsi”.
Sarrecchia conclude con una considerazione che va oltre l’attuale emergenza. Lancia la proposta di un fondo per dotare l’Italia di una rete di aree di sosta dedicate all’autotrasporto, che potrebbe attingere alle risorse del Recovery Fund, applicando anche la sinergia tra iniziativa privata e sostegno pubblico. “Lo chiede la UE, lo chiedono le normative, ma lo chiede soprattutto il buon senso. Credo che il Comitato Centrale per l'Albo degli Autotrasportatori possa essere individuato come il centro di una grande operazione di questo tipo”.