La sfida logistica è immensa e finora unica: distribuire a milioni di persone un vaccino che deve avere una temperatura di 75°. È la sfida che sta affrontando il gruppo farmaceutico Pfizer-BioNTech dopo avere annunciato il successo della terza fase di sperimentazione del suo vaccino contro la Covid-19. Dopo l’annuncio sono emersi i primi interrogativi sul suo stoccaggio e distribuzione e la società farmaceutica ha diffuso le prime informazioni su come sta organizzando la filiera logistica, partendo da presupposto che nel 2020 produrrà 50 milioni di dosi, valide per 25 milioni di persone (ogni vaccinazione richiede due dosi in tempi diversi). Nel 2021, la produzione salirà a 1,3 miliardi di dosi, quindi per 650 milioni di persone.
La prima fase di distribuzione si concentrerà su ospedali, ambulatori, farmacie e altri presidi medici adatti alla vaccinazione. Il modello di consegna sarà flessibile e just-in-time. Ciò significa che le fiale usciranno dagli stabilimenti a -75° e andranno direttamente verso i luoghi d’inoculazione. Ricordiamo che la società ha impianti negli Stati Uniti e in Europa (Belgio e Germania). Non sarebbero quindi previsti distributori intermedi. Il Gruppo Pfizer-BioNTech ha dichiarato che la prima fase di produzione avverrà nello stabilimento di Kalamazoo, nel Michigan, e il trasporto sarà affidato a dodici veicoli industriali e venti aerei, che trasporteranno il vaccino in diverse località.
Il trasporto è affidato ai tre principali corrieri mondali, ossia DHL, FedEx e UPS, che stanno già lavorando sulla sua organizzazione. L’obiettivo è portare le fiale dagli stabilimenti ai punti d’inoculazione entro due giorni. La società farmaceutica ha rivelato anche che per il trasporto ha preparato valige che mantengono la temperatura con ghiaccio secco in grado di mantenere un intervallo di più o meno dieci gradi intorno ai 70° per un massimo di dieci giorni. Ogni valigia può contenere da mille a cinquemila dosi.
Ogni contenitore ha un rilevatore Gps che invia in tempo reale la posizione e la temperatura interna a una centrale di controllo. Nei punti d’inoculazione il vaccino potrà essere conservato in diversi modi. Se è attrezzato con congelatori che raggiungono temperatura molto basse possono restare fino a sei mesi, ma questa è un’ipotesi remota. Se ha un normale refrigeratore, le fiale possono essere conservate fino a un massimo di cinque giorni, altrimenti rinnovando il ghiaccio secco possono restare nella valigia termica per 15 giorni. In questo caso, però, la società raccomanda di non aprire la valigia più di due volte al giorno e di richiuderla entro un minuto.
Quando la rete di distribuzione si estenderà, Pfizer-BioNTech prevede d'istituire degli hub aerei in Paesi o zone che comprendono più Stati e poi svolgere la consegna terrestre su strada, come abbiamo detto direttamente ai punti d’inoculazione. Un inconveniente che potrebbe sorgere nel trasporto è la fornitura di ghiaccio secco (che è anidride carbonica allo stato solido, che si raggiunge a -78°), perché la domanda sta aumentando sia per il trasporto di farmaci, sia di cibo a domicilio. L’avvio delle consegne di vaccini (e non solo della Pfizer-BioNTech) aumenterà ulteriormente la richiesta, quindi bisogna adeguare il sistema produttivo.
Un altro problema logistico è garantire un rifornimento continuo di tutti i componenti del vacchino, comprese le fiale. Anche in questo caso stanno sorgendo inconvenienti. Infatti le normali fiale di vetro borosilocato per usi farmaceutici possono rompersi a temperature molto basse. Bisogna quindi produrre fiale speciali, come sta facendo la Cornig, che ha ricevuto un finanziamento di 204 milioni di dollari dal Governo statunitense per produrre le fiale con vetro Valor Glass che, secondo l’azienda sono “più resistenti e più veloci da riempire, aumentando la produzione fino al 50%”. Pfizer-BioNTech sta lavorando anche sulla supply-chain e assicura che non dovrebbero esserci problemi da questo punto di vista.