La Corte d’Appello olandese ha promulgato a novembre 2020 un’importante sentenza sul dumping sociale degli autisti di veicoli industriali, che deriva da una vicenda iniziata nel 2011, quando alcune imprese di autotrasporto olandesi hanno impiegato autisti assunti con contratto cipriota, e quindi con retribuzioni e contributi più bassi di quelli nazionali. Una situazione contestata dalla Sociale Verzekeringsbank (ossia l’ente previdenziale) che ha preteso l’applicazione delle norme nazionali e che poi è finita in Corte d’Appello.
A metà novembre, i giudici d’Appello hanno confermato l’azione della Sociale Verzekeringsbank, basandosi su una decisione presa il 16 luglio 2020 dalla Corte di Giustizia UE secondo cui agli autisti bisogna applicare le norme del Paese in cui è stabilito il datore di lavoro e non quello dove è stato firmato il contratto di lavoro, precisando che il datore di lavoro è chi esercita effettivamente l’autorità sul dipendente, chi sostiene in realtà i costi salariali e chi ha il potere di licenziamento.
I giudici olandesi hanno stabilito che queste tre condizioni non sono soddisfatte dalla società cipriota che ha assunto formalmente gli autisti ma dalle imprese di autotrasporto olandesi che li utilizzavano, che quindi devono essere considerate i datori di lavoro di fatto. Quindi ai conducenti deve essere applicata la normativa olandese.