Il ministero del Mare riappare in ogni crisi di Governo e non può mancare neppure in quella del Conte bis. È una richiesta tutta interna al mondo del trasporto marittimo, che però, almeno questa volta, non trova l'unanimità degli operatori. Già poche ore dopo l’annuncio dell’apertura della crisi sono apparse le prime dichiarazioni a favore dello scorporo dal ministero dei Trasporti delle attività legate al trasporto marittimo di persone e merci, ma sempre all’interno della comunità del trasporto e della logistica ci sono anche voci contrarie.
Il gruppo di favorevoli allo scorporo comprende diverse attività: non solo il trasporto delle merci, ma anche quello dei passeggeri, delle crociere e della pesca. Restando nell’ambito delle merci, un appello alla costituzione del nuovo ministero viene dal presidente di Confitarma e della Federazione del Mare, Mario Mattioli, secondo cui “un mondo che annualmente produce beni e servizi per un valore di 34 miliardi di euro (2% del Pil) ed acquista presso le altre branche dell’economia forniture per 20 miliardi di euro, fornendo occupazione a 530mila persone” deve essere seguito da “ una struttura che sappia mettere a sistema la gestione dell’intero cluster marittimo, i cui aspetti sono oggi dispersi tra diverse Amministrazioni, con danni certi per lo sviluppo loro e dell’Italia, leggendo e innovando la passata tradizione del ministero della Marina Mercantile, oggi ridotto ad un’unica direzione ministeriale”. Come alternativa al ministero, Mattioli propone un dipartimento dedicato presso la Presidenza del Consiglio.
Anche il Propeller Club è favorevole a un dicastero dedicato alle attività marittime. Il suo presidente Umberto Masucci afferma: “Gli altri Paesi del Mediterraneo ci confermano che vi è una necessità di un ministero dedicato. Infatti Grecia e Cipro hanno un ministero del Mare; la Francia ha istituito un Segretario del Mare che risponde direttamente al presidente per l’intera strategia marittima; la Spagna ha potenziato le strutture di Puertos del Estado e del ministero de Fomento. Il nostro appello è anche a tutte le associazioni del cluster perché si uniscano nella richiesta alla politica di un Ministero del Mare”. A questo appello ha aderito Assiterminal.
Sul versante opposto troviamo un altra autorevole voce, quella di Confetra. Già nel maggio del 2018 l’allora presidente Nereo Marcucci affermò all’assemblea di Federagenti che il ministero del Mare “non mi pare una risposta adeguata”, aggiungendo che “ai grandi investitori internazionali interessa parlare di porti solo se insieme si discute di ferrovia in banchina, di collegamenti di ultimo miglio su ferro e gomma tra infrastrutture di nodo e corridoi TEN-T, di connessioni con retroporti ed interporti quali buffer zone per organizzare la vezione delle merci caricate e scaricate in porto o con funzione di magazzinaggio e semi lavorazione delle stesse”. Una posizione ribadita oggi dal direttore generale Ivano Russo, secondo cui oggi non serve una ulteriore frammentazione ma una maggiore integrazione politica e legislativa nei processi decisionali.