Tre imprenditori perugini che operano nel commercio di carburante avevano creato società anche alle Seychelles per riciclare denaro proveniente dal contrabbando di carburante. Lo hanno scoperto i Finanzieri di Perugia scavando nei meandri di un’altra indagine sull’evasione fiscale in questo settore. Il carburante stoccato nella città spagnola di Cartagena era acquistato solo formalmente da una società romana, che poi lo cedeva a un’altra impresa perugine che, a sua volta, lo rivendeva ad altre società prima di giungere, sempre sulla carta, al un destinatario finale che alimentava pompe bianche.
In realtà, il carburante era trasportato per mare a un deposito di Genova e da qua portato con autobotti direttamente ai clienti finali italiani, saltando tutti i percorsi formali intermedi, che sono stati creati solo per evadere l’Iva. Infatti, l’Iva era indebitamente detratta dalle società filtro e non era versata dalla società che avrebbe dovuto farlo alla fine di questa catena. I soldi evasi erano dirottati verso conti correnti in Tunisia e Malta o usati per acquistare immobili in Italia usando due società croate.
Al termine dell’indagine, la Procura di Perugia ha disposto gli arresti domiciliare per i tre imprenditori ritenuti gli organizzatori della frode e il sequestro di beni mobili e immobili per un milione e mezzo di euro.