Torna la protesta in Valsusa, che questa volta si rivolge contro i cantieri per la costruzione dell’autoporto di Susa, che dovrà sostituire quello attuale a causa della realizzazione della nuova linea ferroviaria. Nell’area dell'attuale autoporto sorgerà una zona di smistamento dei treni. Il nuovo impianto, che è costruito dalla Sitaf, prevede un investimento di 49 milioni di euro in un’area di 68mila metri quadrati a cavallo tra i Comuni di San Didero e Bruzolo, dove da tempo sorge un presidio del movimento No Tav all’interno di un edificio abbandonato. Oltre al parcheggio per i veicoli industriali, l’autoporto avrà servizi per gli autisti e comporterà modifiche alla viabilità locale, con la costruzione di uno svincolo per l’A32. Per proteggere il cantiere la Telt spende cinque milioni per costruire un presidio della Polizia.
Il 13 aprile la Polizia ha iniziato lo sgombero del presidio No Tav sul terreno del nuovo autoporto, provocando uno scontro con i manifestanti. Il terreno è stato poi conquistato usando idranti e un escavatore. Nel pomeriggio del 17 aprile è avvenuta in Valsusa una manifestazione contro l'autoporto, alla fine della quale un gruppo di attivisti ha bloccato l’autostrada A32 con pezzi di legno e metallo. La notte successiva un centinaio di persone ha lanciato sassi e fuochi d’artificio contro il cantiere e la Polizia ha risposto con i lacrimogeni, che hanno ferito al volto un’attivista, con prognosi di 25 giorni d’ospedale. Contro la costruzione dell’autoporto si mobilitano anche i sindaci dei due Comuni interessati e Legambiente Piemonte.