La pandemia di Covid-19 sta risvegliando l’inflazione nelle principali economie occidentali, spinta anche dalle politiche di stimolo all’economia attuate da Unione Europea e Stati Uniti. I Governi stanno iniettando enormi quantità di denaro nella società e nel sistema economico, facendo crescere l’inflazione e quindi i tassi d’interesse, che a loro volta potrebbero poi avviare una fase recessiva. L’aumento dei prezzi sta già interessando le materie prime e il trasporto intercontinentale, mentre nello stesso tempo i risparmi accumulati durante la pandemia spingeranno gli acquisti, causando un eccesso di domanda, che a sua volta potrà causare un aumento dei prezzi.
In tale contesto, Transport Intelligence cerca di capire quali saranno le conseguenze per la logistica e il trasporto delle merci in un’analisi svolta da John Manners-Bell. La prima conseguenza viene dall’aumento del prezzo del petrolio, che è già in atto e che ha un impatto immediato sui bilanci dei trasportatori. I settori che stanno registrando una forte domanda di trasporto, ossia il marittimo e l’aereo, riescono a trasferire questo aumento direttamente sui committenti (e quindi sui consumatori finali), ma l’autotrasporto, che è molto frammentato, non riuscirà a farlo (almeno in Europa) e quindi potrà subire l’aumento dei costi riducendo ulteriormente i margini.
Il secondo impatto coinvolgerà i salari, perché logistica e trasporto hanno ancora un’elevata intensità di manodopera e nello stesso tempo alcuni comparti, come l’autotrasporto, hanno difficoltà a reclutare personale che sostituisca gli autisti che vanno in pensione. Secondo Transport Intelligence, questa spinta verso l’aumento dei salari potrebbe seriamente danneggiare la distribuzione nell’ultimo miglio (e quindi il commercio elettronico), basata sulla disponibilità di manodopera a basso costo nei magazzini e sui furgoni. Se aumenteranno i costi del trasporto nell’e-commerce, una parte di consumatori potrebbe addirittura tornare agli acquisti nei negozi. Nello stesso tempo, l’aumento salariale spingerà la spinta verso l’automazione e la robotica.
Lo scenario potrebbe però cambiare se le banche centrali decideranno di aumentare i tassi d’interesse per contrastare l’inflazione. Ciò comporterebbe un raffreddamento della domanda di beni, riducendo i volumi delle spedizioni in concomitanza con la fine della ricostruzione delle scorte al termine della pandemia. Se ciò avverrà mentre l’offerta di stiva di navi e aerei tornerà a livelli normali le tariffe del trasporto marittimo e aereo potrebbero scendere.
L’inflazione avrebbe conseguenze anche nella supply chain, perché aumenterebbe il costo di avere scorte elevate, contrastando con l’attuale tendenza, attivata dalla pandemia, di aumentarle per affrontare possibili interruzione o ritardi nei rifornimenti. Potrebbe quindi tornare alla ribalta le strategia del just-in-time e d’inventario snello, favorendo il trasporto veloce, quindi quello aereo e quello terrestre espresso. Inoltre, l’aumento dei prezzi dei beni fisici potrebbe favorire la spesa in servizi digitali, riducendo ulteriormente i volumi delle spedizioni. La ricerca conclude che il futuro è incerto e dipende da come si muoveranno Governi e banche entrali con scenari che vanno da una modesta ripresa dell'inflazione a un incremento più netto se le banche centrali continueranno a stimolare a lungo la domanda.