L’incendio scoppiato a bordo della portacontainer X-Press Pearl il 20 maggio 2021 è stato domato dopo oltre una settimana di lavoro da parte della Guardia Costiera e dell'Aeronautica militare dello Sri Lanka, aiutata dalla Guardia Costiera indiana, ma l’emergenza non è finita. La perdita e l’incendio dei container ha gettato in mare sostanze inquinanti e plastica, che hanno invaso le coste dello Sri Lanka nell'area della capitale Colombo, ma ora preoccupa lo sversamento dei serbatoi del carburante.
Lo scafo fumante è semiaffondato e sta imbarcando acqua da un fianco, rendendo molto difficile il traino. La poppa ha toccato il fondo del mare, che ha una profondità di ventidue metri, mentre i sommozzatori della Marina dello Sri Lanka tengono sotto controllo la parte immersa. Il disastro ambientale del naufragio è già in parte avvenuto, perché 1486 container nelle stiva della X-Press Pearl contenevano merci pericolose o comunque inquinati classificate tali dall’Imdg, tra cui acido nitrico, metanolo, acetato di metile, idrossido di sodio e perline di polistirene.
Come riferiscono alcune fonti, l’incendio si poteva evitare perché l'equipaggio aveva scoperto durante la navigazione una perdita da un container di acido nitrico (che in certe condizioni può produrre vapori infiammabili) e aveva chiesto di scaricarlo nei due porti toccati prima di dirigersi verso Colombo (ossia Hamad in Qatar e Hazira in India), ma senza ottenere l’autorizzazione. Intorno al relitto ci sono anche navi indiane attrezzate per affrontare la fuoriuscita di carburante, anche se fino alla sera del 3 maggio non è stata rilevata alcuna perdita. L’operazione congiunta tra Sri Lanka e India è stata denominata Sagar Aaraksha-II.