Sembra quasi un miracolo, tenendo conto che a Genova lo spazio è una risorsa ormai esaurita: l’Autorità di Sistema Portuale e il Comune sono riusciti a trovare due aree di sosta che possono ospitare fino a 270 veicoli industriali, per prevenire ingorghi all’ingresso del porto. Un problema che si sta aggravando per l’aumento delle autovetture dirette all’imbarco dei traghetti, le cui procedure sono rallentate dalle norme contro la pandemia. Serve quindi un polmone almeno per i veicoli industriali, in attesa d’individuarne un altro per le automobili.
La soluzione trovata per i camion, che comunque è provvisoria, si divide in due aree. La più grande, da circa duecento stalli sorgerà in un’area vicina al terminal Psa Pra’, che in parte appartiene al demanio e in parte è gestita da concessionari; la più piccola, da settanta stalli, sarà ricavata nella corsia di emergenza della soprelevata del porto.
L’uso di queste due aree sarà imposto ai veicoli industriali quando le banchine saranno così intasate da impedire l’accesso di autoveicoli nel porto, con conseguenze anche sulla viabilità cittadina. In quel caso, l’Autorità portuale comunicherà agli autisti dei camion che stanno uscendo dall’autostrada di andare in una delle due aree di sosta prima di entrare nel bacino portuale. In un prossimo incontro tra Comune e Autorità si cercherà un polmone anche per le autovetture.
Questa è una soluzione d’emergenza e temporanea, ma resta aperta la questione dell’autoporto, ossia una struttura stabile, sicura e attrezzata per ospitare i veicoli industriali. In questo caso, però, non c’è ancora una soluzione condivisa. Oggi ce ne sono due sul tavolo: una parte dell’area dove sorge l’impianto dismesso dall’Ilva, contigua al porto, o l’area Fondega Sud dell’Eni, che sorge a Pegli vicino all’ingresso dell’autostrada A10.