Il presidente russo Vladimir Putin ha acceso il semaforo rosso all’impennata del prezzo del metano, annunciando un aumento della fornitura e dichiarando che l’avvio del gasdotto Nord Stream 2, che collega la Russia alla Germania, raffredderà ulteriormente i prezzi. Manca solo un passaggio all’apertura delle valvole del nuovo gasdotto, ossia l’approvazione da parte degli enti certificatori tedeschi. Ma l’annuncio del presidente russo ha solo fermato l’incremento, mentre ci vuole tempo per capire se e quando si tornerà ai livelli precedenti la crisi. Alcuni analisti ritengono che la situazione potrà tornare normale intorno a marzo 2022.
L’aumento del gas naturale ha trainato anche quello alla pompa di quello liquefatto, che in alcuni casi ha raggiunto i due euro al chilo, raddoppiando in un anno. Una situazione che preoccupa molto gli autotrasportatori che hanno acquistato veicoli industriali alimentati con Gnl e che contavano sul minor costo del carburante per compensare quello maggiore dei veicoli. Se questa tendenza si consoliderà, affermano, comprometterà la transizione energetica, perché le imprese torneranno ai camion diesel.
Per affrontare l’emergenza, l’associazione Assopetroli-Assoenergia chiede una parziale sterilizzazione dell’Iva, estendendo l’aliquota del cinque percento alle forniture di gas naturale, spiegando che la transizione energetica “deve essere sostenibile da un punto di vista tecnologico, ambientale ed economico”. In Italia operano oltre cento distributori di Gnl che servono una flotta nazionale di 5600 veicoli industriali.