La prima assemblea sindacale unitaria attività di consegna delle merci in appalto Amazon si è svolta a Bologna la mattina di sabato 13 novembre 2021. L’assemblea è stata indetta dai sindacati confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti per raccogliere quadri e dei delegati Rsa delle imprese di autotrasporto che operano per la multinazionale del commercio elettronico e sono associate ad Assoespressi. Al termine dell’assemblea, i partecipanti hanno dato mandato alle tre sigle di proclamare uno sciopero degli autisti per il 26 novembre, giorno stabilito da Amazon per il Black Friday del 2021.
Il segretario nazionale della Filt Cgil Michele De Rose ha spiegato che “alla base dello sciopero c'è la richiesta di abbassare carichi e ritmi di lavoro, divenuti insostenibili, e di ridurre l'orario di lavoro settimanale degli autisti. Inoltre serve dare continuità occupazionale a tutto il personale, in occasione dei cambi di appalto e di contratto. Va ridotta la responsabilità degli autisti in casi di danni e franchigie e va aumentato il valore economico della trasferta e introdotto il premio di risultato. Chiediamo di garantire la normativa sulla privacy, la gestione dei dati ed il controllo a distanza, escludendo ogni ripercussione di carattere disciplinare".
Lo sciopero non è quindi contro Amazon, con cui i sindacati confederali hanno recentemente concluso un accordo nazionale, bensì contro le imprese aderenti ad Assoespressi, l’associazione nazionale dei corrieri espressi aderente a Confetra che raccoglie ottanta imprese (secondo quanto riferisce il suo sito web). Se otterrà una elevata adesione, la protesta potrà ritardare le consegne degli acquisti svolti durante il Black Friday.
Nonostante non sia la controparte diretta dello sciopero, dopo l’annuncio dello sciopero Amazon ha diffuso una nota in cui auspica che riprenda la trattativa tra le parti per giungere a una conclusione positiva. La società precisa che “i corrieri sono assunti da fornitori di servizi di consegne al livello G1 del Ccnl Trasporti e Logistica con un salario d’ingresso pari a 1658 euro lordi al mese per i dipendenti a tempo pieno, e oltre a 300 euro netti mensili come indennità giornaliera”. Amazon aggiunge di operare “a stretto contatto con i fornitori di servizi di consegna per definire insieme degli obiettivi realistici che non mettano pressione su di loro o sui loro dipendenti”.
Uno dei punti controversi è l’algoritmo che regola i viaggi degli autisti che secondo i sindacati li mette sotto eccessiva pressione. Amazon dichiara che “ mette a disposizione dei suoi fornitori di servizi una tecnologia di pianificazione delle rotte che prende in considerazione diversi fattori, come il traffico, per determinare quante consegne un autista possa effettuare in sicurezza. Gli autisti sono liberi di decidere se seguire o meno le indicazioni, ma sulla base dell’esperienza questa tecnologia si è dimostrata uno strumento efficace di pianificazione dell’itinerario”.
Il colosso dell’e-commerce conclude il comunicato precisando che richiede ai suoi fornitori di servizi di consegna di rispettare le normative vigenti. Nel caso “si riscontri che una un fornitore non stia rispettando le nostre aspettative e stia violando le normative vigenti adottiamo i rimedi contrattualmente previsti, inclusa l’interruzione del rapporto contrattuale”.