La Guardia di Finanza ha scoperto l’ennesima frode carosello compiuta nel commercio di carburante, che in questo caso ha prodotto un’evasione fiscale dell’Iva da 20,2 milioni di euro. Al centro della frode c’era una società veronese, già sottoposta a un sequestro di 74 milioni nel 2020 per un’evasione attuata dal 2016 al 2018, che nel biennio 2019-2020 ha usato fatture per operazioni inesistenti emesse da società cartiere. Queste società - che avevano sede a Roma, Milano e Napoli – si sono poste tra imprese comunitarie che vendevano i carburanti e quella inquisita che li acquistavano come intermediari, senza avere strutture e capitali per farlo e intestate a prestanome.
La società oggetto dell’indagine poteva così acquistare i carburanti sottocosto - indicando nelle dichiarazioni dei redditi e dell’Iva elementi passivi fittizi per circa 92 milioni di euro, così evadendo una corrispondente imposta sul valore aggiunto per oltre a 20,2 milioni di euro - per poi rivenderlo sul mercato a prezzi concorrenziali.
Al termine dell’indagine, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verona ha disposto il sequestro preventivo di beni per un valore di 20,2 milioni di euro alla società, che è attualmente in liquidazione. Il suo rappresentante pro-tempore è indagato per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti ed è stato interdetto per un anno all’esercizio d’imprese.