A frenare l’esercizio del trasporto ferroviario merci non ci sono solo le suole in materiale composito che hanno imposto drastici limiti di velocità per i carri che le hanno in dotazione, ma ora si aggiunge anche l’emergenza legata al Covid-19 e in particolare alle quarantene imposte per i soggetti positivi. E tra questi ci sono anche macchinisti, capitreno e preparatori treno delle ferrovie. Per questo motivo molte imprese ferroviarie hanno ridotto le corse del servizio passeggeri, ma l’emergenza seppure in modo più articolato riguarda anche i treni merci. Il quadro complessivo resta comunque critico, come conferma il presidente di FerCargo, l’associazione delle imprese ferroviarie, Luigi Legnani, “anche se la situazione non è uniforme, ci sono imprese che riescono a garantire il servizio senza particolari ricadute, altre dove invece la riduzione dell’offerta e dei treni ha toccato punte fino al 30 per cento”. Mediamente la percentuale di vaccinati è altissima tra il personale delle imprese ferroviarie, ma in alcune aree geografiche, soprattutto al centro-sud, permangono delle zone non completamente coperte per varie ragioni.
C’è poi un altro aspetto che penalizza l’esercizio ferroviario. In base alle disposizioni in vigore fino a gennaio 2021, per accedere al luogo di lavoro era sufficiente disporre di una verifica con tampone negativo, ma un macchinista di un servizio merci, spesso impegnato in lunghe percorrenze, ha la necessità di spostarsi utilizzando treni passeggeri di linea, pernottare in albergo, fermarsi al ristorante, tutte occasioni dove è richiesto il green pass rafforzato. In caso di mancanza, l’impresa ferroviaria è costretta a considerare non idoneo questo personale e a escluderlo dal servizio. Su questo aspetto, la posizione delle imprese è chiara, come afferma Luigi Legnani: “L’esercizio ferroviario è un pubblico servizio essenziale e quindi al personale andrebbe esteso l’obbligo vaccinale previsto per altre categorie, come quelle mediche, la scuola o le forze dell’ordine”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si esprimono le imprese. “Sentiamo particolarmente questa ultima ondata per l’elevato valore di assenteismo per malattia dovuto a contatti stretti, quarantene e contagi. Nonostante questo, per ora, stiamo facendo fronte al nostro programma completo”, è la posizione espressa da SBB Cargo Italia. La rappresentanza italiana delle ferrovie svizzere precisa che “per evitare problematiche relative ai pernottamenti fuori residenza del personale, sarebbe molto opportuno che venisse dichiarato l’obbligo vaccinale per i dipendenti del settore trasporti”.
Alcuni numeri possono offrire in modo più efficace la fotografia della situazione. “Abbiamo circa il 15% del personale d’esercizio che è fuori servizio tra malattie e quarantene”, analizza Emanuele Vender, amministratore delegato operativo di DB Cargo Italia, “e questo rispetto a una media fisiologica pre-pandemia del 2-3%. Questo ovviamente rappresenta una situazione davvero complicata da gestire. Anche perché i tempi tecnici legati ai tamponi e alle nuove certificazioni, soprattutto in questa situazione di sovraccarico del sistema sanitario, prolungano il rientro al lavoro del personale guarito o liberato dall’obbligo di quarantena. Come servizio essenziale, la logistica e i trasporti si meriterebbero un trattamento preferenziale per minimizzare le inefficienze, soprattutto quelle legate agli iter procedurali, che poi hanno effetti a catena sull’intero sistema produttivo”.
Anche se è difficile fare previsioni, la situazione, secondo gli operatori, sarà ancora più critica durante le prossime settimane per poi migliorare solo in seguito alla diminuzione, come viene auspicata, dei tassi di contagio. Il periodo festivo a cavallo del nuovo anno è stato parzialmente sostenuto dal calo stagionale della domanda di servizi merci, ma con il ritorno al pieno regime sarà fondamentale ridurre al minimo l’indisponibilità di risorse.
Piermario Curti Sacchi