Il mercato italiano dei veicoli industriali pesanti, ossia con massa complessiva uguale o superiore a 16 tonnellate, mostra nel 2021 una buona salute, con in incremento del 9,3% rispetto al 2019 (non viene considerato il 2020 perché condizionato negativamente dalla pandemia di Covid-19). I dati dell’Unrae (che associa i costruttori stranieri) mostrano che nell’anno sono stati immatricolati 20.750 unità di questa categoria. Però l’andamento nel corso dei dodici mesi non è stato costante, ma è variato a causa della carenza globale di componenti, che sta causando ritardi crescenti nelle consegne e quindi nelle immatricolazioni. “In condizioni di normalità della supply-chain la crescita sarebbe stata a doppia cifra”, commenta il presidente di Unrae, Paolo Starace. Una situazione che proseguirà per buona parte del 2022, egli aggiunge.
In questo contesto, l’Unrae torna a chiedere misure per favorire il ricambio del parco circolante italiano, che per il 55% è formato ancora da veicoli precedenti l’Euro IV. “Bisogna intervenire in primis con un incremento dei fondi da destinare a tale scopo in una prospettiva strutturale”, precisa Starace. “Ciò al fine di consentire un’adeguata programmazione sia delle Case costruttrici che delle imprese di autotrasporto per pianificare investimenti e obiettivi anche alla luce della sopra richiamata carenza di prodotto”. Per i veicoli alternativi, l'associazione chiede un impegno sulle infrastrutture per la ricarica dei veicoli industriali elettrici e per lo sviluppo dei biocarburanti e dell’idrogeno.
Nelle categorie di peso inferiori permane la crisi dei veicoli medi: quelli con massa complessiva da 3,51 a 6 tonnellate nel 2021 hanno immatricolato solo 750 unità (-21,1% rispetto al 2019) e quelli tra 6,01 e 15,99 tonnellate hanno immatricolato 3590 unità, con un calo percentuale ridotto (-2,7%). Considerando tutti i segmenti sopra 3,5 tonnellate, nel 2021 sono state immatricolate 25.090 unità, con un incremento del 6,2% rispetto al 2019.