Cresce la tensione al confine tra Russia e Ucraina. Sul versante orientale Mosca ha accumulato il maggior numero di truppe dalla fine della guerra fredda, con 120mila uomini lungo il confine, e sta attuando manovre congiunte con la Bielorussia, mentre su quello occidentale aumenta lo stato d’allarme, al punto che il 10 febbraio 2022 il presidente statunitense John Baiden ha imposto ai suoi cittadini di lasciare l’Ucraina. Una situazione che aumenta il rischio di attacchi informatici alle infrastrutture di trasporto, prime tra tutti i porti.
Ha lanciato l’allarme Lars Jensen, Ceo della società danese Vespucci Maritime Consulting, ricordando come nel 2017 un cyberattacco ha messo in crisi per diversi giorni il colosso del trasporto container Maersk. In quel caso, afferma Jensen, l’onda del ransomware che ha colpito la compagnia marittima e altre migliaia di aziende era nata proprio da un attacco informatico in Ucraina, probabilmente lanciato dalla Russia.
Con la tensione attuale, lo scenario potrebbe essere molto peggiore e gli attacchi informatici potrebbero colpire direttamente le infrastrutture strategiche. Già ora le Autorità britanniche segnalano attività analoghe a quelle del 2017. Inoltre, rispetto al 2017, oggi il sistema di trasporto marittimo globale sta attraversando una fase critica, con intasamenti nei porti che causano continui ritardi delle navi, una situazione che dovrebbe continuare almeno per la prima metà di quest’anno. Anche sul versante terrestre le risorse sono impiegate al massimo. Ciò significa, spiega Jensen, che un cyberattacco su porti o terminal avrebbe conseguenze molto più gravi, perché potrebbe bloccare queste infrastrutture per alcuni giorni.