Che in Italia i tempi di attesa per il carico e scarico dei veicoli industriali sono molto lunghi e ben superiori a quelli di altri Paesi europei, è cosa ben nota a tutti gli autotrasportatori. Finora, però, nessuno li ha quantificati in termini temporale ed economici. Ci ha provato il Centro Studi di Federtrasporti usando il suo database Districò, con risultati eclatanti: analizzando 82.792 giornate lavorative degli autotrasportatori associati ai consorzi che aderiscono a Federtrasporti, emerge che gli autisti hanno trascorso in attesa un tempo corrispondente a 42mila periodi di guida giornalieri l’anno, quasi la metà dell’orario che possono dedicare a tale attività. Ciò corrisponde a un costo per le imprese di autotrasporto pari a tre miliardi di euro.
Alla base del calcolo c’è l’incrocio tra i tracciati provenienti dalla rilevazione satellitare con quelli dei cronotachigrafi digitali dei veicoli. Emerge che su un impegno possibile giornaliero di 11,28 ore, mediamente ogni autista trascorre 6,18 ore al volante, 35 minuti per pause e 4,35 ore per il carico e scarico. Togliendo da queste ultime 35 minuti per svolgere effettivamente le operazioni di carico e scarico, restano quattro ore di attesa. Questa è una media e i valori variano secondo la tipologia del trasporto e della committenza. Per esempio, nell’autotrasporto di container il tempo di guida medio giornaliero scende a 5,52 ore.
Partendo da questa base, emerge che nei 82.792 giorni di lavoro considerati per la ricerca, gli autisti trascorrono complessivamente 331.169 ore in attese, pari a 42mila periodi di guida di otto ore. Ciò significa un costo di autisti pari a 10 milioni di euro l’anno (considerando una retribuzione lorda media di 50mila euro l’anno), cui bisogna aggiungere la perdita di produttività del veicolo. La ricerca di Federtrasporti considera che senza le attese, un’azienda di autotrasporto potrebbe aumentare il fatturato del quindici percento. In concreto, ciò può significare completare in un giorno l’intero trasporto o svolgere un secondo viaggio. Tenendo conto che l’autotrasporto fattura 45 miliardi l’anno, si arriva alla perdita di tre miliardi l’anno.
Oltre all’aspetto economico, questo fenomeno ha anche un risvolto umano, perché le attese e i conseguenti ritardi rispetto alla programmazione del viaggio incidono in modo negativo sulla salute dell’autista. Basti pensare allo stress per ricalcolare i tempi di guida, l’ansia di recuperare tempo che porta a trascorrere il riposo durante il carico, l’incognita del rientro a casa e la continua necessità di giustificare il ritardo nei confronti del datore di lavoro e del committente. Non sorprende quindi che la professione di autista sia evitata dai giovani.
Si può affrontare questo problema in almeno due modi. Il primo è ampliare l’orario di attività dei punti di carico e scarico della merce. La ricerca di Federtrasporti mette in evidenza che solo una delle cinque piattaforme della Gdo considerata opera anche dopo le ore 13.00. Il secondo è l’imposizione del pagamento del tempo di attesa da parte del caricatore. Possibilità oggi prevista, ma spesso non applicata.
Presentando la ricerca, il presidente di Federtrasporti, Claudio Villa, ha affermato che “sarei disposto a rinunciare a qualche punto percentuale della tariffa in cambio di un allungamento delle finestre temporali di apertura di depositi e magazzini. Se potessimo caricare e, quindi, riorganizzare l’attività con due o tre ore in più riusciremmo più produttivi e a recuperare ampiamente una tariffa appena appena ridotta. Ma l’intero sistema ne trarrebbe grande giovamento”.