Prosegue il fermo autoconvocato degli autotrasportatori sardi, che lasciano i camion nei piazzali e istituiscono blocchi all’ingresso dei porti e su alcune strade. Iniziato il 14 marzo 2022 contro l’aumento dei carburanti, prosegue a oltranza, con disagi soprattutto a Cagliari e Olbia, e il fatto di essere slegati dalle associazioni rende la protesta autonoma dagli accordi presi col Governo. I manifestanti affermano di essere interessati a una sola cosa: la diminuzione del prezzo del gasolio. Per sabato 19 marzo è previsto un corteo di camion, trattori e autovetture private.
I due principali porti sardi sono di fatto bloccati dall’inizio della settimana, con centinaia di container e semirimorchi fermi nei piazzali. Il Gruppo Grendi, che opera navi ro-ro tra l’isola e il continente, potrebbe interrompere i servizi. Una sua nave è ferma nel porto di Cagliari. “Se in Sardegna i blocchi non cessano, noi saremo costretti a sospendere i nostri servizi nell'isola", ha dichiarato all’Ansa l'amministratore delegato di Grendi Trasporti Marittimi, Antonio Musso. Nel terminal Grendi di Cagliari sono bloccati 400 container e 300 semirimorchi e in quello di Olbia 140 container e 70 semirimorchi. I piazzali sono completamente occupati e quindi le navi in arrivo dal continente non possono scaricare altre unità.
La Copagri ha scritto al Governo per chiedere un intervento affermando che la protesta ha “ripercussioni a catena sull'ordine pubblico, sull'approvvigionamento degli scaffali della grande distribuzione e sulla tenuta economica di migliaia di imprese agricole sarde e del resto della Penisola". Il presidente Franco Verrascina spiega che “in gioco c'è l'interscambio commerciale isolano di numerosi beni, fra i quali i prodotti agricoli, che vengono bloccati prima dell'imbarco e rispediti alle aziende, con incalcolabili danni economici per le imprese agricole, legati all'alta deperibilità delle produzioni”.