Il mercato europeo del trasporto ferroviario merci ha buone prospettive di crescita, c’è spazio per l’iniziativa imprenditoriale grazie alla liberalizzazione, vede aumentare la richiesta di servizi soprattutto intermodali, ma deve giocare le carte giuste per accrescere la competitività e non essere frenato dall’eccesso di burocrazia. Lo stato attuale della liberalizzazione, ormai ventennale, e soprattutto l’individuazione di proposte per rilanciare il trasporto ferroviario, sono l’oggetto di uno studio promosso da Erfa (European Rail Freight Association) e presentato il 24 marzo 2022.
Sono tre le linee d’azione indicate dall’associazione delle ferrovie europee sulle quali intervenire: infrastrutture, tecnologie, concorrenza. L’obiettivo principale deve essere il potenziamento degli interventi sui corridoi Ten-T, rivisti e aggiornati sulla base della nuova proposta comunitaria. Per quanto riguarda la tecnologia, è essenziale prevedere l’estensione in meno di un decennio, entro il 2030, del sistema di segnalamento a standard europeo Ertms/Etcs su tutta la rete fondamentale e nei collegamenti transfrontalieri. Ma su quest’ultimo punto, Erfa segnala un possibile rischio, quello della complicazione delle procedure, e pertanto si augura che nei prossimi anni le imprese ferroviarie non siano ostacolate da complesse modifiche software e processi di aggiornamento di tutte le certificazioni.
Sul tema della concorrenza, le imprese ferroviarie europee rivolgono l’attenzione sui sistemi di indennizzo e di sovvenzione, i primi legati all’emergenza Covid, i secondi alle iniziative di sostegno per la modalità ferroviaria. È ancora fresca la polemica sugli aiuti stanziati per superare le difficoltà legate alla pandemia, quando gli stessi erano previsti solo a favore delle ferrovie nazionali e non per tutti gli operatori. Per Erfa i sussidi devono essere erogati in modo equo e non discriminatorio. Nello stesso modo, le sovvenzioni non andrebbero erogate alle singole imprese ferroviarie, ma sarebbe più opportuno indirizzarle verso una riduzione dei costi di accesso alla rete ferroviaria così da favorire in giusta proporzione tutti gli operatori. Vanno anche applicate senza riserve le regole antitrust, insieme al divieto di sovvenzioni dirette o indirizzate alla ricapitalizzazione per aziende di proprietà statale o comunque di diretta emanazione pubblica.
La liberalizzazione ha profondamente cambiato, diversificato e internazionalizzato il trasporto merci europeo. Nel 2007, a pochi anni dalla riforma comunitaria, la quota conquistata dalle imprese entrate in concorrenza sul mercato era il 17%, nel 2021 è salita al 48%, quindi in sostanziale parità con gli ex monopolisti. Le imprese storiche di trasporto merci su ferro rappresentano ora meno del 50% in molti mercati nazionali, tra cui l’Italia, dove su alcune specifiche relazioni, come l’asse del Brennero le imprese diverse dall’incumbent hanno conquistato il 70% dei trasporti. Nel corso degli anni gli sfidanti sono stati più flessibili, ricorrendo in modo veloce e ottimale alle pratiche di noleggio, investendo prima degli altri in locomotive politensione e interoperabili e puntando sull’intermodale internazionale.
Piermario Curti Sacchi