Sviluppare il sistema del trasporto ferroviario merci tra Piemonte e Liguria, e in particolare favorire le relazioni dirette tra il porto di Savona-Vado e il tessuto economico di tutto il nordovest. Per raggiungere questo obiettivo, nel maggio 2022 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa tra le due regioni interessate, insieme al gestore della rete ferroviaria Rfi e all’Autorità portuale del Mar Ligure occidentale. Al centro dell’attenzione c’è la linea ferroviaria Savona-Torino per la quale si tratta di individuare quali soluzioni adottare per il suo potenziamento tecnologico e infrastrutturale oltre a mettere a punto uno scenario di sviluppo dei traffici.
Con questa intesa, Rfi amplia l’orizzonte dei suoi interventi in Liguria a servizio delle merci in quanto ha già in corso l’adeguamento della linea Savona-Genova lungo la riviera ligure di Ponente per consentire gli incroci dei treni merci a modulo 750 metri, dove questo è possibile, come per esempio a Cogoleto (località quasi baricentrica tra Savona e Genova), sfruttando quindi la più favorevole relazione ferroviaria attraverso il futuro Terzo valico. Sul nodo di Savona, Rfi riqualifica Vado Zona Industriale e Parco Doria dove il controllo del traffico avverrà in modo flessibile e sicuro attraverso un apparato computerizzato (Acc) di nuova installazione. Contestualmente saranno recuperati alcuni binari inutilizzati per creare nuove aree di sosta per il traffico intermodale.
Gli investimenti in corso e programmati lungo il corridoio da Savona a Genova sembravano quindi escludere la possibilità, chiesta soprattutto dal Piemonte, d’intervenire su itinerari ferroviari alternativi, attualmente poco competitivi e che richiederebbero ingenti risorse per il loro ammodernamento e potenziamento. E invece ora il nuovo accordo fa tornare d’attualità l’ipotesi di intervenire anche sulla meno favorevole linea Savona-Torino. Diciamo subito che qualunque soluzione potrà essere adottata non potrà mai raggiungere il livello di alta capacità del Terzo Valico.
Da Savona, risalendo il colle di Cadibona, la ferrovia raggiunge San Giuseppe di Cairo (via Altare e via Ferrania), ma con pendenze del 25 per mille (e singolarmente anche del 30 per mille), dove occorrono due locomotive in doppia trazione per trainare un treno fino a 1200 tonnellate. Da San Giuseppe di Cairo attraverso Ceva si può risalire verso Torino, oppure proseguire su Acqui e Alessandria, itinerario più logico per collegare il porto di Savona con le direttrici nazionali o con il corridoio ferroviario attraverso la Svizzera. Anche qui però l’acclività è sfavorevole e la tratta, con caratteristiche da linea secondaria, è costellata da numerosissimi passaggi a livello. L’area torinese, al di là del suo tessuto economico e industriale, non rappresenta comunque un itinerario con una dimensione che non sia quella locale fino a che non sarà realtà la nuova linea con Lione e il tunnel di base del Moncenisio.
Piermario Curti Sacchi