Nel 2019 la Guardia di Finanza di Imola ha avviato un’indagine su una società di autotrasporto con sede a Imola fallita quell’anno che per cinque anni non ha versato né le imposte, né i contributi assistenziali e previdenziali di circa quattrocento autisti. Lo ha fatto servendosi formalmente di quattro società, tra cui cooperative, amministrate da prestanome e con sede in diverse località italiane (tra cui Lampedusa). In realtà, queste società non svolgevano alcuna attività ed emettevano fatture false verso quella dell’imprenditore indagato e false buste paga verso gli autisti, che risultavano da queste assunti ma con i quali non avevano alcun rapporto. In questo modo avrebbero dovuto versare loro le imposte e i contributi, senza poi farlo.
L’organizzatore della frode, che ha 60 anni e risiede a Dozza (Bologna), non era formalmente titolare neppure dell’impresa d’Imola, intestata a persone diverse nel tempo, tra cui la moglie. Con questo meccanismo, l’uomo ha evaso dal 2014 al 2019 sei milioni e mezzo di euro prima di far fallire la società. Oltre a danneggiare l’Erario e gli autisti, questa frode ha creato un’illecita concorrenza perché ha permesso all’azienda imolese di operare con tariffe più basse di quelle di mercato.
Al termine dell’indagine, Il giudice per le indagini preliminari di Bologna ha disposto gli arresti domiciliari per l’organizzatore della frode e ha denunciato sei persone per emissione di fatture false o mancata dichiarazione fiscale. Inoltre, ha disposto il sequestro preventivo dei beni delle società e delle persone coinvolte. La procura non ha rivelato il nome delle società e delle persone indagate.