Dopo uno sciopero ininterrotto di otto giorni – che ha causato un costo alla produzione e alla logistica stimato in 1,2 miliardi di euro - i camionisti sudcoreani sono tornati il 15 giugno 1022 alla guida dei camion, grazie a un accordo raggiunto tra i rappresentanti dei lavoratori (Cargo Truckers Solidarity Union) e il ministero dei Trasporti sul salario minimo. L’intesa è stata raggiunta il 14 giugno, dopo che il ministero dei Trasporti, Won Hee-ryong, aveva annunciato un intervento repressivo che avrebbe previsto anche il carcere per gli scioperanti (intanto 23 sindacalisti sono finiti in carcere durante lo sciopero). L’intesa conferma il Safe Trucking Freight Rates System, ossia il salario minimo per gli autisti, che avrebbe dovuto scadere alla fine del 2022 e lo amplia ad altre categorie (ora interessa solo chi trasporta container e cemento). Il Governo si è pure impegnato a intervenire sul prezzo del gasolio, in forte crescita anche nella Corea del Sud.
Lo sciopero ha colpito non solo il Paese asiatico, ma la catena di rifornimento globale. Il fermo dell’autotrasporto, infatti, ha causato il rallentamento o la sospensione della produzione in molti stabilimenti, tra cui quelli dei microprocessori, e il trasporto dei container nei porti, che hanno a loro volta chiuso o ridimensionato l’attività. Si stima che l’industria automobilistica non abbia potuto produrre 5400 veicoli e che i trasporti di prodotti petrolchimici siano crollati del novanta percento. L’intasamento dei porti potrà avere conseguenze anche nel trasporto di container per l’Europa, con forti ritardi nelle consegne.