A tredici anni dal grave incidente ferroviario che il 29 giugno 2009 causò la morte di 32 persone e il ferimento di un centinaio di persone a Viareggio, a causa dello svio di un convoglio di ferrocisterne cariche di Gpl e il seguente incendio che coinvolse la strada e le case che costeggiavano la ferrovia, si è conclusa una tappa della lunga vicenda giudiziaria su questa strage. È il secondo appello, richiesto dopo il ricorso in Cassazione contro le condanne del primo.
Dopo sei ore di Camera di consiglio, i giudici hanno emesso tredici verdetti di condanna e tre di assoluzione. Il nome più noto è quello di Mauro Moretti, che all’epoca era amministratore delegato sia di Rete Ferroviaria Italiana, sia di Ferrovie dello Stato, che nel primo appello aveva subito una condanna di sette anni e che al secondo ha visto una riduzione della pena a cinque anni per disastro ferroviario, incendio e lesioni, mentre è stato assolto per il reato di omessa condotta della riduzione di velocità dei convogli ferroviari.
Per disastro ferroviario, ossia il deragliamento e l’esplosione della ferrocisterna che trasportava Gpl, la Corte di Appello ha rideterminato le pene per cinque persone: due che allora lavoravano a Trenitalia (tra cui l’ex amministratore delegato Vincenzo Soprano), due che erano a Cima Riparazioni e una a Cargo Chemical. Le nuove condanne variano da due a quattro anni.
I giudici di Appello hanno determinato anche le condanne per sette imputati che lavoravano nelle società tedesche e austriache che erano responsabili del controllo e della manutenzione dei carri: quattro che lavoravano alla Junghental e tre alla Gatx Rail. Tra questi ultimi ci sono gli ex amministratori delegati della sede tedesca e di quella austriaca. Tre imputati sono invece stati assolti: uno di Junghental, uno di Rfi e uno di Trenitalia.