La crisi delle fornitura di gas naturale dalla Russia causata dalla guerra in Ucraina ha spinto il Governo italiano a un tour in Africa per aumentare le forniture o per trovarne di nuove. Il risultato più recente è l’aumento del metano proveniente dall’Algeria, che arriva in Italia in modo economico, ossia tramite gasdotto. Dall’inizio del 2022 l’Algeria ha fornito all’Italia 13,9 miliardi di metri cubi, con un aumento del 113% rispetto ai volumi previsti. Ma ci sarà un ulteriore aumento di quattro miliardi di metri cubi entro la fine di luglio, dopo la visita fatto dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in Algeria, rendendo così il Paese nord-africano il principale fornitore di gas naturale dell’Italia.
Resta l’incognita del prezzo. Attualmente l'Algeria vende all’Italia il gas al prezzo di 40 euro al MWh, valore indicizzato a quello del petrolio, a fronte dei 170-180 euro del mercato internazionale. Ma nei giorni scorsi Algeri ha annunciato aumenti, anche se non è chiaro a quanto ammonteranno per l’Italia.
Intanto la russa Gazprom ha dichiarato il 19 luglio che riprenderà dal 21 luglio il flusso di gas dalla Russia alla Germania tramite il gasdotto Nordstream, dopo che Berlino ha recuperato due turbine dal Canada che servono per la manutenzione dell’impianto. La società russa ha però aggiunto che il flusso sarà “ridotto”. Ciò per ora è in teoria, perché la decisione finale se riaprire le valvole e di quanto dipende dal Governo russo e sicuramente si baserà sull’atteggiamento europeo nei confronti dell’invasione dell’Ucraina.
Cattive notizie sul fronte energetico arrivano anche da una fonte che finora sembrava esclusa dal contesto politico e soprattutto climatico, ossia l’energia nucleare. Invece l’ondata di calore che sta investendo l’Europa e la conseguente siccità stanno condizionando anche le centrali nucleari, perché si riduce la portata dell’acqua necessaria al loro raffreddamento. Bloomberg riferisce che la la società energetica francese Electricite de France ha ridotto l’attività delle sue centrali nucleari poste lungo i fiumi Rodano e Garonna fino al 46%. Una situazione che sta invertendo i flussi energetici della Francia: finora esportava elettricità, ora deve importarla. Provvedimento analogo è avvenuto in Svizzera per due centrali sul fiume Aare.