La nuova chiusura comunicata il 2 agosto 2022 da Gazprom del gasdotto Nord Stream 1 sta alimentando un’altra impennata del prezzo del gas naturale, dopo una lieve riduzione avvenuta nei giorni precedenti. All’apertura del mercato lunedì 5 agosto i future Ttf quotati ad Amsterdam sono partiti dal valore di 275 euro al megawattora, a fronte dei 214,7 euro quotati alla chiusura di venerdì 2 agosto. Ma questo non potrebbe essere che l’inizio di una nuova galoppata verso i 300 euro e magari oltre. Intanto i Paesi europei si affannano a stoccare gas in attesa dell’inverno: Gas Infrastructure Europe comunica che lo stoccaggio italiano è arrivato all’83,74% della massima capacità. Ma ciò non basterà per affrontare i prossimi mesi.
Infatti, un’elaborazione fatta dall’Ispe su dati Gie-Agsi mostra che una percentuale del 79% (quella raggiunta a fine agosto) può alimentare solo il venti percento dei consumi annui italiani. Anche la Germania ha tale valore, ma va peggio in altri Paesi europei: per esempio in Polonia si scende al 15%, in Bulgaria al 10%, in Spagna all’8% e in Svezia addirittura all’uno percento. Sul versante opposto troviamo l’Austria (64%), l’Ungheria (36%), la Francia (26%) e i Paesi Bassi (25%). “I governi si trovano così di fronte alla prospettiva di dover razionare il gas per ridurre i consumi invernali”, spiega l’Ispi. “Persino l’Italia, pur con forniture molto più diversificate rispetto ad altri Paesi europei, non è immune: se la Germania e altri Paesi nordici dovessero avere bisogno di più gas dalla Norvegia, che da sola attualmente soddisfa il 13% della domanda italiana, sarebbe Roma a rischiare di rimanere a secco”.
Per affrontare l’inverno, diversi Paesi europei stanno stanziando enormi risorse per contributi erogati a privati o imprese per pagare bollette sempre più care. l'Ispi riferisce che i Governi europei hanno già impegnato 280 miliardi di euro. Ma per quanto tempo sarà sostenibile questa politica? Probabilmente per un anno, ma se il conflitto ibrido con la Russia dovesse proseguire con l’attuale livello di reciproche sanzioni (di nome o di fatto) gli inverni difficili da affrontare potrebbero essere da cinque a dieci. Lo ha detto la ministra dell’Energia del Belgio Marie-Christine Marghem. Inoltre, l’Europa si trova di fronte a una contraddizione: se contribuisce al pagamento delle bollette energetiche dei suoi cittadini e imprese sostiene l’economia e la stabilità sociale, però nell’attuale contesto internazionale mantiene alti i consumi (e quindi i prezzi), altrimenti senza gas russo i consumi dovranno necessariamente scendere, con imprevedibili conseguenze sociali ed economiche.