La Guardia di Finanza ha sgominato un’altra consistente frode fiscale nel commercio di carburanti. Questa volta l’indagine si è svolta in Sicilia da parte del Comando di Catania e coinvolge sette imprese attive in questo settore, di cui quattro catanesi, una palermitana, una trapanese e una siracusana. Al termine dell’inchiesta, la Procura ha disposto misure cautelari per nove persone ritenute responsabili, a vario titolo, di sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa su prodotti energetici, frode fiscale, indebita compensazione d’imposta con crediti inesistenti, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento Iva, falso in atto pubblico, intestazione fittizia di beni e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Il danno stimato per l’Erario è di 28 milioni di euro.
Il meccanismo della frode è analogo a quello visto in altri casi, con l'interposizione di società “cartiere” tra l’acquisto del prodotto e la sua vendita, grazie alla produzione di false dichiarazioni d’intento per beneficiare dell’esenzione dell’Iva prevista per gli esportatori abituali. In realtà il carburante era venduto in Italia tramite canali clandestini. A ciò si aggiungono sia un’evasione delle imposte creata con crediti inesistenti (tramite produzione di fatture false) per abbattere i debiti d’imposta sorti dalle vendite regolari, sia la fornitura di gasolio agricolo ad aziende di autotrasporto per alimentare veicoli industriali.
Durante l’indagine i finanzieri hanno arrestato otto persone colte in flagrante per il reato di sottrazione all’accertamento o al pagamento delle accise e hanno sequestrato 80mila litri di carburanti e sette autocisterne. Al termine dell’inchiesta, la Procura ha disposto il sequestro cautelare di 28,5 milioni di euro. È possibile che ci siano anche conseguenze per le imprese di autotrasporto che hanno acquistato il carburante agricolo, se gli inquirenti riusciranno a identificarle.