Il 15 novembre 2022 la Procura di Piacenza ha annunciato l’esito dell’Operazione Hermes, un’indagine iniziata nel 2020 nei confronti di una “grande azienda di trasporti piacentina” – di cui non ha comunicato il nome – accusata di sfruttare autisti stranieri anche tramite l'apertura di una filiale fuori dai confini nazionali. L’indagine – cui hanno collaborato la Polizia Stradale di Trento e di Piacenza e la Guardia di Finanza di Piacenza – ha svelato “un articolato sistema criminale”, nel quale i proposti della società avrebbero reclutato 44 soggetti extracomunitari – fornendo loro falsi documenti d’identità – per impiegarli come autisti “in condizioni di sfruttamento”. In realtà, questi autisti non erano assunti direttamente dall’azienda piacentina, ma da altre imprese, ad essa riconducibili, con sede anche all’estero.
Lo sfruttamento degli autisti sarebbe stato facilitato dal fatto di essere irregolari e con documenti falsi, oltre che dal loro bisogno di lavorare. Gli inquirenti affermano che la società di trasporto imponeva loro turni di lavoro massacranti e tra i viaggi li alloggiava in luoghi insalubri. Le retribuzioni erano inferiori a quelle previste dal contratto nazionale e sproporzionate all’attività svolta. I pagamenti avvenivano fuori dalla busta paga ed erano ulteriormente ridotti se gli autisti non svolgevano lavoro straordinario oppure tardavano sui tempi di consegna. Non solo, i lavoratori dovevano pagare, a rate, i loro documenti falsi e le spese di alloggio nelle baracche, oltre che eventuali danni causati ai veicoli. I turni di guida dovevano essere svolti anche se gli autisti erano stanchi o in condizioni psicofisiche non idonee e uno di loro era soprannominato Kamikaze perché guidava in qualsiasi condizione.
L’indagine è sorta nel 2020 dopo alcuni accertamenti svolti sia dalla Squadra Mobile di Piacenza, sia dalla Polizia Stradale di Trento sulla società piacentina, sorti dall’arresto di un autista brasiliano che risultava dipendente della società ma aveva mostrato documenti falsi greci in un controllo su strada a Trento. Oltre che in Brasile, la società reclutava i conducenti in Turchia e in Moldavia. L’indagine ha portato gli agenti nelle baracche dove i lavoratori dovevano alloggiare, situate all’interno della società di trasporto, che non solo erano insalubri, ma anche a rischio di crollo e incendio. I rifiuti erano lasciati nel piazzale dell’azienda e quelli liquidi non erano regolarmente sversati. Oltre che alloggiare gli autisti, il piazzale dell’azienda di trasporto era usato per svolgere attività artigianali abusive di meccanica e gommista.
A questa indagine della Polizia si è affiancate quella della Guardia di Finanza per scoprire i reati amministrativi e fiscali. Tra questi c’è la esterovestizione, avvenuta tramite la costituzione di un’azienda di trasporto in Bulgaria. Al termine dell’inchiesta Il Gip di Piacenza ha emesso cinque misure cautelari (un arresto in carcere, due obblighi di dimora e due obblighi di presentazione alla Polizia) e ha indagato altre dodici persone a piede libero. I reati più gravi comprendono caporalato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso in atti pubblici. Oltre agli arresti, il Gip ha disposto il sequestro di beni aziendali.