La scommessa è quella di arrivare a una ferrovia europea unificata anche nello scartamento. I nuovi scenari geopolitici ridisegnati soprattutto in seguito al conflitto tra Russia e Ucraina hanno modificato le relazioni transfrontaliere tra tutti i Paesi dell’Europa orientale. Ma se questo aspetto può apparire tutto sommato scontato, non lo è altrettanto l’accelerazione impressa dall’Unione Europea verso le politiche di integrazione tra le ferrovie comunitarie, in particolare quelle dell’Est.
La base per creare una rete transeuropea dei trasporti era stata posta nel lontano dicembre 1992, ma la decisione assunta esattamente quarant’anni dopo, il 5 dicembre 2022, appare come una svolta prima d’ora neppure lontanamente ipotizzabile. I ministri dei Trasporti dei Paesi comunitari, riuniti a Bruxelles, hanno dato il via libera all’ultima proposta della Commissione Europea sulla rete ferroviaria Ten-T.
Se attuata sarà un vero e proprio cambiamento epocale: tutti i nuovi collegamenti ferroviari da realizzare nell’ambito della rete europea dei trasporti dovranno essere conformi allo scartamento ferroviario standard europeo fissato in 1435 mm, lo stesso del resto adottato dalla stragrande maggioranza delle ferrovie continentali. Scartamenti diversi sono infatti presenti in due realtà distinte: da una parte la penisola iberica con Spagna e Portogallo, dall’altra la Russia con tutti i Paesi confinanti legati alla storia e all’economia russa. Si tratta di scartamenti ferroviari di tipo largo, anche se differenti tra loro.
L’Unione Europea ha stabilito che i Paesi coinvolti da questa disposizione che riguarda oltre alle nuove linee anche i corridoi fondamentali, dovranno presentare un piano di trasformazione entro il 2025-2026. Formalmente non viene stabilito un obbligo per l’adeguamento della rete, ma l’eventuale diniego dovrà essere motivato. Per esempio la Finlandia, data la sua posizione decisamente isolata, in ripetute occasioni ha già fatto sapere che questa ipotesi non sarebbe economicamente e operativamente fattibile.
Al contrario invece c’è chi nei fatti ha già imboccato questa direzione. È il caso della Spagna che per la propria rete ad alta velocità ha deciso di adottare lo scartamento standard fin dalla costruzione della prima linea AV tra Madrid e Siviglia nel 1992, ma all’inizio sembrava una prerogativa solo delle nuove linee veloci passeggeri. Poi la svolta, con la decisione di ricorrere al doppio scartamento, nazionale e standard, da adottare progressivamente sui corridoi transfrontalieri, a partire da quello Mediterraneo che dalla Francia collega terminal e porti lungo tutta la penisola iberica affacciata sul mare. La Spagna ufficialmente non si è mai posta un obiettivo temporale per la trasformazione, ma forse con la decisione europea la situazione potrebbe accelerare.
Nell’Europa dell’est l’intervento più rilevante in questo senso è rappresentato da Rail Baltica, il nuovo corridoio ferroviario che collegherà Lettonia, Estonia e Lituania con la Polonia e quindi con la rete europea principale. Questa direttrice nasce fin da subito a scartamento standard, elettrificazione e segnalamento europeo, spezzando così il monopolio del sistema russo. Ma il caso più clamoroso è quello rappresentato dall’Ucraina che a patto di ricevere finanziamenti adeguati dall’Europa si è detta da subito disponibile alla migrazione verso lo standard europeo, in questo caso come forte risposta politica nei confronti della Russia. Ipotesi che, a cascata, potrebbe coinvolgere tutti i Paesi confinanti.
Piermario Curti Sacchi